30 dicembre 1426

La pace di Venezia fu una tregua firmata nella città lagunare a conclusione della prima fase delle guerre di Lombardia. Non si tramutò mai in un vero trattato perché il duca di Milano si rimangiò la parola non ratificandolo e riprendendo la guerra.L'effetto storicamente più duraturo dell'accordo fu il passaggio di Brescia nella Repubblica di Venezia. Le forze viscontee erano state espulse dalla città già a marzo, e il 6 ottobre si era siglata la dedizione alla Serenissima. L'azzardo milanese non fu poi premiato e anzi, con la successiva pace di Ferrara del 1428, i meneghini dovettero vedere anche Bergamo passare nelle mani di Venezia.Wikipedia

Fu solo il 30 dicembre (1426) che nel monastero di San Giorgio in Venezia, fu concluso e firmato un accordo che vedeva al tavolo delle trattative da una parte i plenipotenziari della Serenissima, di Firenze, dei Savoia e dall'altra i rappresentanti del Duca di Milano. Dal testo di questo ennesimo accordo risultava tra l'altro, in modo enfatico e prosaico, che era "stabilita una perpetua pace" tra le parti. Il Visconti rinunciava, a favore di Venezia, a Brescia ed a tutto il suo territorio, esclusa però la Valle Camonica. La sponda nord del lago di Garda con Riva e l'importante castello di Tenno rientravano in possesso del vescovo di Trento. Iseo, Palazzolo, Pontoglio, Chiari ed Orzinuovi, luoghi fortificati che erano ancora in possesso dei milanesi, si sarebbero dovuti consegnare integri ai Veneziani entro 25 giorni dalla firma del trattato, il resto del territorio che doveva passare sotto Venezia avrebbe accolto le truppe della Repubblica entro trenta giorni. Nei casi controversi veniva accettato l'arbitrato del cardinale di Santa Croce, delegato direttamente dal papa Martino V. Il Gonzaga, Signore di Mantova, che era stato uno dei principali protagonisti delle azioni militari nella bassa Lombardia e il più fedele alleato della Serenissima, avrebbe conservato le terre conquistate nel corso della guerra, a nord-ovest del suo Marchesato, ma non quelle che, a confine con i suoi possedimenti a nord del Po, venivano cedute direttamente da Milano a Venezia. Tutto ciò ruotava attorno al formale impegno che la Repubblica Veneta garantisse la conservazione della pace, cioè che non sarebbe scesa in campo con le sue armate, nell'attesa della consegna, ai suoi delegati, del territorio bresciano a lei assegnato. Nel gennaio del 1427 e nel mese successivo il Carmagnola pose il suo comando generale in città, a Brescia. Le truppe venete tuttavia non rimasero ferme: si stanziarono nelle Valli Trompia e Sabbia e, con un forte Contingente di armati, si insediarono anche a Iseo. Questa importante "piazza" era già stata precedentemente occupata da consistenti truppe dell'armata veneziana ma ancora, sia in paese che nelle campagne circostanti, erano presenti delle rilevanti forze militari fornite e pagate dalle famiglie legate da vincoli di parentela ed economici ai potenti ghibellini Oldofredi. Di questa stirpe e in questo periodo il più famoso rappresentante era certamente Giacomino degli Isei. La nobile famiglia Oldofredi (gli Isei avevano "preso" questo nome), che aveva vasti possedimenti nel basso Sebino e in Franciacorta, era legata, anche direttamente, attraverso diverse parentele, ai ricchissimi Suardi di Bergamo ed agli stessi Visconti.