25 dicembre 1605

Muore i Doge Marino Grimani, fu sepolto in un mausoleo nella chiesa di San Giuseppe di Castello Per svolgere i 70 scrutini ci vollero 24 giorni, nonostante che il Senato fosse intervenuto per ben due volte e che il popolo si fosse più volte espresso da sotto il Palazzo Ducale, ma il mercimonio dei voti era diventato purtroppo un fatto imprescindibile dalla stessa votazione e poco contavano i pregi ed il curriculum vitae dei candidati, l’alta carica, senza quasi più potere, rappresentava pur sempre una vetrina non indifferente per il proprio prestigio e di conseguenza per i propri interessi, quelli dei parenti e amici. Marino Grimani fu eletto con il minimo dei voti a 63 anni il 26 aprile 1595. Di casato molto ricco, oltre ad una cospicua liquidità dovuta a molte imprese commerciali al dettaglio possedeva anche moltissimi beni immobili in città e nell’ entroterra, dal bellissimo palazzo in campo San Luca ai terreni del Polesine, fino a quelli di Carrara. Ben voluto dal popolo per la sua prodigalità dimostrata soprattutto durante le tante carestie, aveva ricoperto l’incarico di Podestà a Padova e Brescia. Fu Ambasciatore presso la Santa Sede sotto l’egida di ben cinque papi, non ultimo Sisto V dal quale fu insignito della croce di cavaliere e dal quale ricevette in dono una scheggia della Croce inglobata in un “agnus dei” ( medaglia ovale fatta con la cera del cero pasquale, dell’anno di elezione del pontefice, impastata nell’olio del crisma con il verso effigiato da un agnello e l’ iscrizione Ecce Agnus Dei qui tolis peccata mundi , simbolo di Cristo e l’ effige del pontefice eletto sul recto). Sposato con Morosina Morosini, una delle poche dogaresse nell’ intera storia dogale. L’ elezione diede la stura a grandi festeggiamenti con la distribuzione di moltissimi denari durante il giro in pozzetto del doge e dalla “padrona di casa” dalle finestre del Palazzo Ducale e di pane e vino per i più poveri.Altri grandi festeggiamenti avvennero per l’investitura della dogaressa avvenuta il 4 maggio 1597 che per l’occasione ricevette la rosa d’oro da papa Clemente VIII e che arrivò in piazza sul “bucintoro” ( la nave da parata non era ormai più una chiatta ma una nave ricoperta d’oro e tessuti preziosi manovrata da 128 rematori) con al seguito una moltitudine di imbarcazioni. Così come proseguì tutto il resto del dogado che a parte la rottura dell’ idillio con il papato non fu segnato da grandi eventi. I buoni rapporti con lo Stato Pontificio si deteriorarono a causa della richiesta di Clemente VIII (dal quale il doge aveva per altro ricevuto una Croce d’oro con incastonato un altro frammento della Croce ) di verificare la fede del senatore e patriarca di Venezia:Matteo Zane. Matteo Zane sarà stato anche patriarca, ma era “in primis” un senatore della Repubblica e la sovranità della stessa non poteva in alcun modo essere intaccata. Il 13 luglio 1600 il Senato respinse la richiesta papale ed il 10 gennaio 1604 vietò la possibilità di erigere scuole di fede,monasteri o chiese senza il permesso del Consiglio dei Dieci ed il 26 marzo 1605 vietò la possibilità di alienazione di beni immobili appartenenti al clero senza l’ autorizzazione del Consiglio dei Pregadi. Ma l’attrito culminò con l’incarcerazione di due alti prelati, processati e condannati per reati comuni al di fuori dell protocollo canonico. Morto Clemente VIII e Leone XI, papa Paolo V tentò di intimidire la Serenissima con due <> (documenti papali meno impositivi delle “bolle” ma egualmente sentiti, dove il potere ecclesiastico aveva presa) inviati il 10 dicembre 1605 con una minaccia di scomunica e di interdizione.Marino Grimani si spense il 25 dicembre 1605 e fu sepolto in un mausoleo nella chiesa di San Giuseppe di Castello (amico Olivolo) dove 8 anni dopo lo raggiunse anche la dogaressa.