2 dicembre 1338

Le truppe della Serenissima entrarono nella città del Sile. Treviso fu la primogenita del futuro “Stato de tera” e fu nello stesso tempo anche la più fedele dimostrandosi baluardo indistruttibile della Veneticità Lo si poté constatare qualche anno dopo quando i Trevigiani (l’11 Febbraio 1344) non vollero essere considerati sottomessi contro la loro volontà dai fratelli Veneziani per conquista armata e per questo con atto pubblico essi si dichiararono: riconoscenti a Venezia per la materna opera sua e con una unanime deliberazione del consiglio dei Trecento, le cedettero spontaneamente la città, i castelli, i beni, le regioni e le giurisdizioni. Il periodo di pace durò poco e nel 1381-84 dopo lungo assedio fu conquistata dagli Ungheresi, i quali la vendettero alla signoria dei Francesco da Carrara (1384-88). Ma i Trevigiani non ci stettero e desiderando il ritorno del buon governo Veneto insorsero al grido di: “Viva il popolo di Treviso e muoia il Carrarese che ci ha sempre derubato!” La sommossa ebbe come epicentro la piazza del Carbuio, l’attuale piazza dei Signori, ed il 29 Novembre 1388 migliaia di insorti provenienti dalla campagna trevigiana e dalla laguna veneta gridavano per le strade: “Vivat Beatus Evangelista Noster Sanctus Marcus Venetus” (Viva il Beato Evangelista, il nostro San Marco Veneto). Si formò subito un governo provvisorio e, cacciato Francesco il Vecchio da Carrara, si diedero spontaneamente alla Repubblica Veneta; tale dominio durò fino al tragico 1797.


2 dicembre 1615

Le diatribe tra nuove e vecchie famiglie si stavano estendendo, anche perché non era ormai più ben definito chi effettivamente appartenesse ai vecchi casati oppure ai nuovi, perché ambedue le fazioni si erano a loro volta ripartite in più di un rivolo.Imbrogli anche pubblici furono tollerati, la compravendita dei voti non era più un fatto nuovo per nessuno anzi, spesso accadeva che i denari spesi sulla “scommessa” di un nome vincente tornassero buoni con gli interessi, per la volta successiva. Giovanni Bembo fu eletto all’età di 79 anni con il minimo dei voti, dopo un conclave durato 24 giorni e 114 scrutini.Per questo e per altro comunque la gloria non arrivava a caso. Per questo e per altro comunque la gloria non arrivava a caso. Giovanni Bembo era comunque stato un grandissimo eroe fin dalla battaglia di Lepanto, quando a dodici anni era riuscito a conquistare tre feluche turche. Dopo l’ investitura , durante il suo giro in pozzetto, pur non essendo molto ricco, distribuì 2.000 ducati con somma gratitudine del popolo.Il suo spirito militare portò Venezia allo scontro con il ducato d’ Austria a causa della protezione offerta da quest’ultimo ai pirati uscocchi. La guerra di “Gradisca” terminò nel settembre del 1617. Dopo un assedio durato due anni le truppe veneziane entrarono in città, costringendo le truppe austriache alla ritirata. A seguito di questa ulteriore vittoria, non vi fu un vero e proprio trattato di pace e Venezia si accontentò semplicemente dell’impegno austriaco di far bruciare tutte le imbarcazioni uscocche e di presidiarne il ritiro degli stessi entro 50 miglia dalla costa.Ma a Venezia non si respirava ormai più l’aria del bene comune e di una repubblica indipendente. Tutti erano contro tutti e l’unico miraggio fu quello del beneficio individuale o degli interessi di famiglia e nonostante i serrati controlli dei Dieci, del controllo dei Signori di notte e l’ ausilio delle “ bocche della verità” o del “leone”( sorta di buche per le lettere, distribuito in tutta la città. Più spesso mimetizzate nei muri da fessure provocate con la mancanza di mezzo mattone, o manifestate con altorilievi marmorei, effigiati con la testa di un leone dalla bocca aperta, quando queste venivano poste sulle mura di pubblici edifici), anche patrizi veneziani furono coinvolti in una bruttissima vicenda di complotto internazionale. Comunque i cospiratori furono individuati ed impiccati, l’ ambasciatore accreditato dalla Spagna, marchese Bedmar, riuscì a riparare in patria, mentre il nobile Girolamo Grimani fu bandito dai territori della Repubblica.Giovanni Bembo morì il 16 marzo 1618, non è dato sapere dove il suo corpo sia stato sepolto.