27 dicembre 1471,

Venezia stabilì che il Montello fosse di sua esclusiva proprietà. La Repubblica di Venezia entra in gioco nel 1339 con l’asservimento della Marca Trevigiana, il Montello aveva ancora la ripartizione comunale per cui la sua parte meridionale era di proprietà di Treviso, di varie comunità religiose, e in parte dei Collalto; il lato nord invece era pienamente fruibile dalla decina di paesini (Nervesa, Bavaria, Giavera, Selva, Lavagio, Volpago, Martignago, Venegazzù, Caonada, Biadene, Busco, Ciano, S. Mama) che traevano i benefici dal bosco, dai campi, e i pascoli. Dopo quasi un secolo però, la situazione mutò radicalmente. Si affacciò nell’Adriatico, ancor più prepotentemente, il pericolo turco: a nemmeno vent’anni dalla conquista di Costantinopoli i veneziani dovettero affrontare la numerosa flotta allestita da Maometto II, che nel 1470 conquistò Negroponte. Il 27 dicembre 1471 Venezia stabilì che il Montello fosse di sua esclusiva proprietà, proibendo tassativamente che i suoi alberi venissero tagliati per farne botti o anche solo alimentare i fuochi. Dopo l’ulteriore imposizione, nel settembre 1488, di destinare alla crescita di roveri diversi campi comunali e privati, dal XVI secolo si inasprirono le pene per quanti trascuravano la tutela del bosco. Di esso divennero responsabili gli stessi abitanti dei paesi attigui al Montello, che non furono di certo accondiscendenti a privarsi di un bene di cui avevano sempre usufruito. Inoltre, al fine di sfruttare ogni spazio disponibile, il 23 luglio 1519 si passò all’abbattimento di tutte le abitazioni (ad esclusione delle religiose) e/o attività lavorative poste dentro il Montello. Le normative non si fermarono: nel 1527 fu eletto il primo Capitanio al bosco, il cremasco Simon Furlan, che, armato, era dotato di pieni poteri per punire chi tagliava alberi senza autorizzazione o non li faceva arrivare velocemente in laguna. Pene severissime furono promulgate anche contro coloro che abusavano del bosco nelle ore notturne. Tra gli altri provvedimenti, è da ricordare la cultura forzata della quercia, nel 1788 fu fatta crescere una siepe che assieme al fossato (a sud e ovest) e il Piave (a nord ed a est) creava il confine dell’intera proprietà boschiva. alla caduta della Serenissima per mano Napoleonica. Proprio sul Montello si svolse una delle numerose battaglie per la conquista del territorio. Il bosco, per la verità, continuò ad essere preservato anche sotto la dominazione austriaca continuando a dare cospicue forniture di legnami a Venezia dominata. La morte dell’antica foresta avviene dopo la costituzione del regno d’Italia e precisamente ad opera di una legge istituita nel 1892 dal parlamento Italiano. La legge Bertolini aveva l’obbiettivo di concedere, alle popolazioni residenti attorno alla collina, dei terreni in cui sviluppare un’agricoltura, che per la forte acidità dei terreni e l’intenso carsismo, non avrebbe avuto nessuna possibilità di sviluppo anche in una economia di bassissima energia. Le popolazioni ridotte al fame (“bisnent” – due volte niente-) avevano, unico sostentamento, il valore del bosco, cioè legnami e frutti, che in pochissimo tempo fu ridotto ad una landa desolata.