31 agosto 1506

Si istituisce, a Venezia, il cosiddetto Libro d'Oro, o Registro Ufficiale della Nobiltà. Nel luglio 1315, il Maggior Consiglio ordinava la istituzione di un libro in cui dovevano essere iscritti tutti coloro che, compiuti i diciotto anni, avessero diritto di entrare in Consiglio. Il libro era tenuto dalla Quarantia. Nel 1319 si affidò agli Avogadori di Comun un'inchiesta sulla validità dei titoli degli iscritti; si abolirono i tre elettori e si stabilì che, dopo due anni, tutti coloro, a cui quel Magistrato aveva riconosciuto il diritto, secondo le precedenti leggi, potessero senz'altro, toccati i venticinque anni, essere membri del Maggior Consiglio. Solo con questa norma il Maggior Consiglio diventava un'assemblea ereditaria. Si ordinò pure che tra coloro, i quali potevano entrare per legge, trenta ogni anno fossero ammessi a venti anni, mediante sorteggio da eseguirsi il giorno di S. Barbara (grazia della Barbarella). Vennero poi stabilite altre norme per garantire la legittimità dei natali e la purezza del sangue escludendo i nati da donne di vile condizione. Nel 1498, si stabilì che non venissero ammessi i nobili che avessero intrapresa la carriera ecclesiastica. Finalmente, il 31 agosto 1506 e il 26 aprile 1526, si istituirono i libri così detti delle nascile e dei matrimoni (libri d'oro), nei quali gli Avogadori di Comun inscrivevano le attestazioni delle nascite e dei matrimoni dei membri dell'aristocrazia per facilitare l'accertamento dello stato personale di chi voleva conservare la prerogativa di membro del Maggior Consiglio. Dopo la Serrata, l'accesso a questo supremo corpo venne accordato in più occasioni a varie famiglie per speciali benemerenze verso lo Stato, con l'intento di rinsanguare l'erario o di sostituire le famiglie che si estinguevano (vedi Avogaria di Comun). Il Maggior Consiglio abdicò alla sua lunga sovranità, con decreto 12 maggio 1797, che dichiarava sciolto il governo aristocratico. Il Maggior Consiglio si atteggiò sin dalle origini come l'organo supremo della Veneta Repubblica e svuotò di contenuto l'antica «concio», che aveva già perduto ogni importanza, prima ancora che, nel 1423, venisse formalmente soppressa.