1 settembre 978

Fugge di notte il Doge Pietro Orseolo l, stanco delle responsabilità che comporta la sua carica. Siamo nel 976, la chiesa di San Marco e una parte di Palazzo Ducale sono distrutti dalle fiamme di un incendio appiccato durante una rivolta popolare scatenata per eliminare il doge precedente. Non è certo un momento facile per Venezia e il nuovo eletto Pietro Orseolo I si prodiga al massimo per la ricostruzione. Della città e dei suoi edifici simbolo, per i quali spende anche una parte del suo patrimonio, e della situazione minata da rancori e tensioni, che però non riesce a calmare nonostante tutta la buona volontà di cui è capace. Dopo soli due anni Durante la notte il Doge Pietro Orseolo l, stanco delle responsabilità che comporta la sua carica, fugge da Venezia accompagnato dall'eremita Marino, dal frate camaldolese Romualdo, da Giovanni Gradenigo e dal genero Giovanni Morosini. Andranno in barca sino a Fusina e poi a cavallo, evitando Milano e passando per Vercelli, giungeranno al monastero di San Michele di Cuxa nei Pirenei.Si narra che nel monastero il Doge vestirà l'abito di San Benedetto e vivrà a lungo nel vicino deserto, dandosi ai più rigorosi esercizi di preghiera. La sua scelta segreta resta ancora oggi avvolta dal mistero. Non convince la tesi di una vocazione monastica improvvisa quanto piuttosto quella di un’abdicazione forzata, imposta dal Papa o dall’Imperatore. Quel che è certo è che la sua partenza provocò stupore e dispiacere, soprattutto per i poveri della città verso i quali si era sempre dimostrato molto generoso. Sarà sepolto lì, dopo la sua morte. Verrà beatificato dalla Chiesa nel 1027. Ma solo nel 1731 Venezia ottiene dalla Francia il permesso di recuperare una sua reliquia ma si deve accontentare di tre ossa della gamba, che faranno poi parte del Tesoro di San Marco.