10 settembre 1750,

La Serenissima Repubblica di Venezia,causa continui furti all’interno del Montello, da una parte cerca di difendere il bosco, dall’altra attua una politica di conciliazione con gli abitanti delle ville montelliane. Quindi decreta che essi (sono severamente esclusi i forestieri) possono godere di tutti i prodotti del suolo all’infuori delle piante, ed anche di foglie e legna secca, quando giacciono a terra (la confisca delle proprietà private ha esteso la superficie delle terre su cui la popolazione gode di tali prodotti). Solo i boscaioli del Montello hanno diritto e dovere di prestare l’opera necessaria per il taglio e per l’allestimento dei legnami scelti per i bisogni dell’arsenal, per l’espurgo dei fossi di cinta, per la semina delle ghiande; e per queste prestazioni sono compensati largamente in natura. Una metà degli avanzi di taglio, delle ramate, dei legni di rifiuto, delle piante fradice, spetta gratuitamente ai Comuni e l’altra metà deve essere ceduta esclusivamente ai boscaioli per un prezzo di favore “in modo che il povero abbia ad essere avvantaggiato”, come, ripetendo antiche norme. Anche il prodotto delle legne dolci viene goduto dai Comuni per un tenue corrispettivo annuo.


Breve storia del bosc Montel
  • 1389 il Montello con la marca trevigiana entra a far parte della Repubblica di Venezia.
  • 1471 Il Senato Veneto interviene con un decreto: riserva per gli usi dell’arsenale i roveri del Montello, come le leggi generali d’allora riservavano tutti i legnami adatti per le costruzioni navali, e lascia pertanto ogni altro prodotto delle terre montelliane ai proprietari, siano comunità o privati.
  • 1515 Girolamo Quirini patron al arsenal decreta, con l’approvazione del Consiglio dei Pregadi, uno speciale “Capitollo per boschi del Montello”. Il Podestà di Treviso deve convocare tutti i merighi e primari delle tredici ville montelliane “et sotto vinculo de sagramento et pena de ribellion” imporre a ciascuno di essi di diligentemente custodire per mezzo dei saltari “li boschi del suo regolado” e intimar loro che, “se sarà fato dano alcuno videlicet in zimar, bruschar over tagliar roori de alguna sorta . . . tutt’i nurighi et primari over Comuni de le dette ville . . . debbano, nulla habita remissione, pagar esso dano et condanaxon justa forma legum”.
  • 1519 Un proclama ordina l’abbattimento delle case in pietra o in legno erette all’interno dei boschi.
  • 1527 Per rendere più severa la sorveglianza viene istituito l’ufficio di Capitano al bosco Montello, con sede a Giavera.
  • 1557 Viene vietato il pascolo e l’ingresso nel bosco con “manere, manerini, cortellazzi et altri simili instrumenti da tagliar”.
  • 1591 Il Consiglio dei dieci delibera che il Montello sia recinto con confine immutabile tutto lungo la sua base e che “togliendolo in Serenissima Signoria ne fusse escluso cadaun particolare”.
  • Sec. XVII -XVIII I magistrati veneti emanano continue e sempre più severe disposizioni per salvaguardare i roveri del Montello: confische, pene pecuniarie, frustate, sguazzi (tratti) di corda, prigionia, bando da tutto il dominio veneto e persino la decapitazione in Treviso. Il numero ed il rigore dei decreti, dei proclami, delle terminazioni provano la tenacia con cui la popolazione persiste nel voler godere anche di quel legname adatto per gli usi dell’arsenal, di cui la repubblica si è impossessata.