14 settembre 1515

La battaglia di Marignano (oggi Melegnano), oppose le truppe del re di Francia Francesco I ai confederati, schierati a difesa del Milanese. Il fronte antifrancese comprendeva anche papa Leone X e l'imperatore Massimiliano I d'Austria, alleati del duca Massimiliano Sforza, insediato al potere dagli Svizzeri. Nell'autunno del 1515, in Italia settentrionale tale coalizione disponeva di 40.000-50.000 uomini (non tutti però presero parte alla battaglia di Marignano). Con 30.000 fanti e arcieri, reparti di cavalleria e un'imponente artiglieria (72 cannoni pesanti e 200-300 pezzi leggeri), Francesco I varcò le Alpi attraverso il difficile itinerario della valle della Durance e del Col d'Argentière. I 20.000 fanti svizzeri che lo attendevano a Pinerolo e a Susa si ritirarono allora in direzione di Milano. Il re di Francia avanzò verso Marignano, situato 16 km a sud est di Milano, al fine di congiungersi con l'esercito alleato dei Veneziani. Vista la situazione, una parte dei capitani svizzeri (principalmente quelli dei cantoni Berna, Soletta e Friburgo) accettò di negoziare e l'8 settembre stipulò con Francesco I il trattato di Gallarate, che prevedeva la fine delle ostilità e il versamento di un milione di corone ai confederati Tale decisione non ottenne tuttavia un consenso unanime; risultarono contrari in particolare i rappresentanti di Uri, Svitto e Glarona. Su istigazione del cardinale Matthäus Schiner, il 13 settembre una moltitudine di soldati svizzeri marciò in direzione di Marignano. L'avanguardia, composta da un migliaio di archibugieri scelti, affrontò le truppe di Francesco I verso le cinque del pomeriggio; gli Svizzeri non riuscirono però a impossessarsi dell'artiglieria francesi che, all'alba del 14 settembre, provocò una carneficina nei Quadrati svizzeri, tornati all'attacco. Dopo un arretramento, i confederati lanciarono una nuova offensiva che avrebbe potuto rivelarsi vittoriosa se nel corso della mattinata non fosse sopraggiunto alle nove del mattino Bartolomeo d’Alviano con la cavalleria veneta, che ribaltò l’esito della battaglia. La cavalleria veneta attaccò l’ala sinistra dell’esercito svizzero, sbaragliandola.Una parte dell’ala sinistra dell’esercito svizzero si asserragliò in un villaggio e bruciò nel rogo subito appiccato dai veneti, l’altra parte si diede alla fuga e venne inseguita e decimata dalla cavalleria veneta. L’esito della battaglia si capovolse. L’ala destra svizzera, ritenendo persa la battaglia, si ritirò verso Milano, e la cavalleria veneta poté così attaccare da dietro il corpo centrale dell’esercito svizzero, facendone strage e determinando la vittoria dell’alleanza franco-veneta.La battaglia fece 5.000-8.000 vittime tra le file francesi e 9.000-10.000 tra gli Svizzeri, pari a quasi la metà degli uomini impiegati.I confederati, la cui tattica si basava sull'assalto con le formazioni quadrate, furono sconfitti dall'artiglieria francesi e dall'arrivo delle forze veneziane. Il problema principale era comunque costituito da un sistema di comando collettivo e dall'assenza di disciplina a tutti i livelli. Dopo la battaglia di Marignano, i confederati abbandonarono la loro politica espansionistica. Nel novembre del 1516 Francesco I concluse una Pace perpetua con i cantoni, alla base del successivo consolidamento dell'alleanza e dell'introduzione del sistema delle capitolazioni militari, che si protrasse fino alla Rivoluzione francese.




Dipinto commemorativo "A laude e gloria del victorioso Signore S. Francesco Anglem Christianissimo Re di Francia e della Illustrissima e Serenissima Signoria de Venetia". Incisione su legno realizzata a Venezia da Giovanni Andrea Vavassore, 1515 ca.