17 settembre 1510

Colpito dalla peste, Giorgio da Castelfranco muore probabilmente sull'isola del Lazzaretto Nuovo, a 32 anni. Il suo genio e il suo sapere finiscono sepolti in una fossa comune. Il Giorgione che fosse di Castelfranco Veneto, nato tra il 1477 e il 1478, è assodato. Quali siano le sue origini – e tutto sommato l'intera sua storia – è questione in buona parte ancora avvolta nel mistero. Non firmò infatti nessuna opera e la ricostruzione del suo operato, assieme al significato di molti suoi dipinti (non ultimo “La Tempesta”, conservato alle Gallerie dell'Accademia) è da decenni oggetto di numerosi dibattiti e controversie tra gli studiosi. Ciò che si conosce della sua vita è noto grazie a iscrizioni ritrovate sui dipinti o ai pochi documenti contemporanei. L'archivio storico del Comune di Castelfranco conserva un documento del 1500 nel quale un certo Zorzi, figlio del notaio Giovanni Barbarella e di una certa Altadonna, chiese di essere esentato dal pagamento delle tasse in quanto non più residente nel paese. Secondo fonti diverse Giorgione sarebbe invece figlio del maestro Segurano Cigna, oscuro pittore quattrocentesco attivo soprattutto nel cuneese. Comunque sia, Giorgio Barbarella, o più semplicemente Giorgio da Castelfranco, arrivò a Venezia molto giovane e con un bel carico di talento: in meno di dieci anni divenne infatti uno dei più importanti esponenti della scuola pittorica veneta, capace di estasiare i suoi contemporanei e di entrare nella storia prima di scomparire – molto prematuramente – a causa della peste. Secondo Giorgio Vasari, che ne scrisse nelle sue biografie dei maggiori artisti, fu allievo di Giovanni Bellini e la sua pittura risentì dell'influsso di altri grandi artisti come Antonello da Messina, Albrecht Dürer e Leonardo da Vinci, che in quel periodo soggiornarono a Venezia. Assieme ai dipinti (la Sala dell'Udienza di Palazzo Ducale ne conservata uno di molto grande, realizzato tra il 1507 e il 1508, oggi perduto, mentre è per esempio ammirabile la pala d'altare realizzata per il suo paese d'origine, Castelfranco) dedicò molte energie alla creazione di affreschi, decorando facciate e interni di palazzi, a cominciare dalla sua stessa residenza in campo San Silvestro. I cronisti tra Cinque e Seicento elencarono un numero davvero cospicuo di affreschi eseguiti da lui: oggi di tanta magnificenza rimane un solo frammento, la “Nuda”, una figura femminile strappata dalla facciata del Fontego dei Tedeschi nel 1938 che rimane l'unica testimonianza di questa attività frenetica. Nella realizzazione degli affreschi della facciata, nel 1508 (dopo la ricostruzione del Fondaco, distrutto qualche anno prima da un incendio furioso), Giorgione – che non ebbe mai una sua vera bottega – fu aiutato da un giovane apprendista, anch'egli venuto dall'entroterra: Tiziano Vecellio.