17 agosto 1571

L’atroce martirio di Marcantonio Bragadin.Accolta dai Turchi la richiesta di cessazione delle ostilità da parte dei Veneziani, il legato del comandante Lala Mustafà Pascià entrò nella città di Famagosta per trattare con Bragadin le condizioni di resa. Il 5 agosto, in tal modo, si scambiarono ostaggi per le garanzie. Le richieste veneziane vennero accolte: ai soldati venne concesso "l'onore delle armi", alla popolazione civile venne permesso di imbarcarsi per l'amica Creta con viveri e ai ciprioti cristiani venne assicurata libertá religiosa. Mustafà scrisse anche una lettera colma di elogi per il Bragadin “Complimenti per la resistenza e lo riferirò al Sultano che ti ricompenserà”. Gli Ottomani iniziarono così a imbarcare la gente e a mescolarsi amichevolmente coi veneziani. Tutto stava filando liscio come l'olio. E nulla faceva presagire la tempesta che stava addensandosi. Mustafà invitò i comandanti al suo cospetto perché voleva aver l'onore di conoscere di persona questi valorosi che, per quasi un anno, avevano resistito alle sue potenti armate. Così Marcantonio Bragadin assieme a Astorre Baglioni, Luigi Martinengo, Andrea Bragadin, Giovanni Antonio Quirini e altri si diressero verso la tenda del capo nemico. Vennero accompagnati in pompa magna con bei cavalli e infine vennero ricevuti con tutte le cortesie dal Pascià. Non appena entrarono nella tenda, venne ordinato loro di deporre le armi e poi, con gentilezza e benevolenza, lo stesso Mustafà salutò tutti. Iniziò una piacevole discussione dove lui lodò il valore e la resistenza della loro difesa. Ricordiamoci bene che i Turchi normalmente rispettavano i patti come era avvenuto a Rodi e anche in Ungheria. Ripeto, non cadiamo nell'errore di pensare che quello che sta per accadere fosse usuale o consuetudine per i Turchi; non lo era affatto, avendo i leader di questo impero un senso dell'Onore sostanzialmente pari al nostro di europei occidentali. A un tratto, improvvisamente, tutto cambiò. Le ipotesi sul perché di quello che si è verificato sono due. La più accreditata e storica è che Mustafà era pervaso da un furibondo odio verso i capi veneziani. Questo perchè si erano per mesi rifiutati di arrendersi e così gli avevano procurato devastanti perdite -forse anche 1 o 2 figli- e fatto perdere moltissimo tempo. E ciò significava una diminuzione di prestigio e considerazione agli occhi del Sultano. L' altra sarebbe che non fosse una vendetta premeditata ma che il misfatto scaturisse al momento, per via delle arroganti risposte e dal tono altezzoso usato dal Bragadin che fecero perdere la testa al turco. Ma veniamo ora ai fatti. Mustafà, cambiando tono, si rivolse al Bragadin in modo minaccioso e infuriato e gli disse “dove sono finiti i prigionieri turchi nel castello?” al che Bragadin rispose “parte sono ancora lì e parte sono a Venezia”. Ma lui non gli credette, dicendogli che lo stava ingannando dato che sapeva invece che li aveva fatti invece uccidere. Poi, sempre più duramente, gli chiese come mai non avesse più viveri e munizioni e il Bragadin gli rispose che aveva consumato tutto; ma di nuovo il veneziano non venne creduto. Tremante d'ira Mustafà si alzò in piedi e con la spada sguainata urlò “allora perchè se non avevi niente hai continuato a resistere e a trucidare migliaia dei miei uomini!”. Dopo quest'ultimo scambio diede ordine che venissero tutti incatenati e lui stesso, di sua mano, cominciò le bestialità. Tagliò l'orecchio destro del Bragadin e comandó a un suo uomo di tagliargli il sinistro. Era l'inizio del martirio di Bragadin. Sempre più pazzo di rabbia, Mustafà ordinò che tutti i cristiani che si trovavano nelle vicinanze fossero trucidati e così, in numero circa di 300, vennero scannati all'istante a sangue freddo. Per far soffrire ancora di più Bragadin, comandó che davanti ai suoi occhi venissero tagliate le teste di Astorre e Martinengo. Bragadin, poi, venne obbligato per tre volte a porgere la testa come se volessero tagliargliela. Ma era una sadica finta. Nel frattempo lo insultavano e lo calpestavano come una bestia. Quindi, lo trascinarono a terra e gli sputarono in faccia mentre il crudele Mustafà gli gridava “Dov'è il tuo Cristo colui che dovrebbe liberarti dalle mie mani??” Intanto i turchi si diressero verso la città per uccidere, stuprare e saccheggiare. Inoltre tirarono giù dalle navi i cristiani per frustarli e derubarli. Mustafà diede anche ordine di piantare davanti alla sua tenda le teste dei 4 che avevano accompagnato Bragadin. Ercole Martinengo, un ostaggio, venne miracolosamente salvato da un eunuco che lo nascose. Entrato in città Mustafà, fece uccidere in modo efferato Lorenzo Tiepolo e il capitano cipriota Manolio Spilotto. Vennero fatti sfilare per le vie di Famagosta per essere massacrati di calci e pugni, presi a sassate e infine impiccati, squartati, fatti a pezzi e gettati in pasto ai cani. L' 8 settembre il Bragadin venne portato al supplizio finale. Con già le orecchie in stato di putrefazione, non essendo state medicate. Venne così costretto, per tre o quattro volte, a trasportare terra e pietre da un punto all'altro mentre Mustafà lo interrogava vomitandogli addosso insulti. Venne poi trascinato su una nave, issato su una tavola sopra un albero, di nuovo per esser umiliato e beffeggiato. L' efferatezza truculenta e la rabbia ferina del comandante turco hanno pochi eguali nella storia. Mentre lo innalzavano, il comandante della nave Rapamato irrideva Bragadin dicendogli "non vedi comandante che la tua armata sta arrivando? Guarda arriva l'aiuto! Non vedi le tue galere?”. Dopo esser stato tenuto sospeso una mezz'ora, venne tirato giù e costretto di nuovo a camminare a stento tra spintoni e calci. Per concludere, venne portato nella piazza principale di Famagosta per l'ultimo atto. Spogliato, venne legato alla colonna della bandiera. Ebbe così inizio lo spaventoso "spellamento". Un'agghiacciante pratica davvero poco usata ma che toccó in via eccezionale al disgraziato Bragadin. I torturatori partirono dalla schiena e dalle spalle poi scesero sulle braccia e collo, e nel mentre Mustafà lo scherniva. E, dopo aver strappata la pelle dalla testa e dal petto sino all'ombelico, fortunatamente Bragadin morì. La testa gli venne mozzata e venne posta su una forca nella piazza e il corpo venne fatto in quattro pezzi che furono esposti ai quattro lati della città. Il cuore e le viscere vennero messi in un quinto luogo. A questo punto ebbe cominciamento un'altra macabra e orrida messinscena. La pelle del Bragadin venne riempita di paglia e vestita col suo usuale vestiario. Sul capo venne messo un cappello rosso e si fece in modo che sembrasse una persona viva. L' immondo fantoccio venne così condotto per la città su un asino o una vacca, con due turchi che lo accompagnavano come fossero suoi servitori. Uno dei quali gli teneva addirittura l'ombrello sul volto per ripararlo dal sole. Per terrorizzare ancor di più il popolo, questo obbrobbrio era anticipato da trombe e tamburi e annunciato a gran voce “Ecco il Vostro Signore, venite a osservarlo, a salutarlo, onorarlo, veneratelo, cosicchè che possa concedervi il premio per le vostre molte fatiche e per la vostra fedeltà”. Si fantastica, da più fonti, che nelle tre notti che la testa rimase sulla forca, emettesse una fiamma lucente simile ai raggi del sole, e da essa celestialmente provenisse un odore soave e meraviglioso. Il cadavere impagliato assieme alle teste di Astorre Baglione, di Martinengo e di Andrea Bragadin venne trasportato su una galera per esser fatto ammirare alle genti di Cilicia e Siria. Concluso il giro, il fantoccio finì nell'Arsenale di Costantinopoli. È importante sottolineare che Lala Mustafà venne ricevuto dal Sultano molto freddamente perché si era comportato in modo contrario a tutte le regole e ciò avrebbe danneggiato molto l'immagine dei turchi. Il cronachista Garzoni scrisse che la morte del Bragadin "spiacque universalmente a tutta la corte di Costantinopoli". Successivamente, nel 1580, il coraggioso marinaio veneziano Girolamo Polidori, sfruttando le conoscenze di uno schiavo cristiano, riuscì a trafugare la pelle impagliata e a riportarla a Venezia dove ricevette un'accoglienza trionfale. Marcantonio Bragadin riposa ora nel sestiere del Castello, nella Basilica dei Santi Giovanni e Paolo che è il luogo sacro dedicato agli "Eroi di Venezia" (consiglio a tutti la visita). Nel monumento dedicatogli campeggia un chiaroscuro rappresentante appunto "Il Martirio di Bragadin", di incerta attribuzione. Per quanto riguarda il mostruoso Lala Mustafà Pascia, bosniaco di nascita secondo il peculiare sistema turco del "devisrme", necessitó di un'altra campagna militare vittoriosa, Georgia 1580, per ricevere il tanto sospirato titolo di Gran Visir (il potentissimo Primo Ministro degli Ottomani, sottoposto solamente al Gran Sultano). Ma, oramai ottantenne, non si godette troppo la posizione morendo neanche tre mesi dopo l'agognata promozione.