11 agosto 1687

Tributo a Francesco Morosini Francesco Morosini, anche noto come il Peloponnesiaco (Venezia, 26 febbraio 1619 – Nauplia, 6 gennaio 1694), è stato il 108º doge della Repubblica di Venezia dal 3 aprile 1688 fino alla sua morte.Fu nominato quattro volte Capitano generale da Mar e successivamente Doge. L'11 agosto 1687, per i meriti ottenuti sul campo di battaglia,la flotta Veneta, al comando dell'Ammiraglio, ha conquistato le piazzeforti di Patrasso, Lepanto e di tutto il golfo di Corinto. Il Maggior Consiglio, al completo, scende nella Basilica di San Marco per ringraziare Dio della splendida vittoria; il Senato decreta immediatamente che a Francesco Morosini, chiamato il Peloponnesiaco ottenga un monumento in bronzo dal Senato veneziano (unico nella storia della Repubblica di Venezia a ottenere tale onore mentre era ancora vivo), posto all'interno dell'armeria del Consiglio dei Dieci a Palazzo Ducale. L'iscrizione sotto al busto riportava: "Il Senato a Francesco Morosini, il Peloponnesiaco, ancora in vita" (Francisco Mauroceno Peloponesiaco, adhuc viventi Senatus). Grandissimo stratega navale, osò azioni militari molto coraggiose e non venne mai sconfitto.


11 agosto 1716

Gli ottomani tolgono l'assedio a l'isola di Corfù.8 luglio 1716 con l’arrivo della flotta di Mehmet Pashà e il conseguente sbarco sull’isola di 30.000 soldati e 3 mila giannizzeri; l’ammiraglio turco ha un conto in sospeso con Venezia: fatto prigioniero durante il precedente conflitto, egli era stato condannato a remare per sette anni nelle galere della Serenissima (e poi riscattato con 100 ducati d’oro). Schulenburg può contare su poco più di 1.500 uomini diversi dei quali senza grandi esperienze di combattimento. L’assedio vero e proprio ha inizio il 19 luglio; i Turchi scavano una serie di trincee e bombardano la città a partire dalle alture e i corfioti devono rifugiarsi nei sotterranei. Ci sono assedi praticamente tutti i giorni, con ingenti perdite sia da una parte che dall’altra. Il 5 agosto 1716, Mehmet Pashà indirizza al Schulenburg una lettera ed esige una resa senza condizioni per evitare la distruzione totale della città. Corfù non si fa prendere dal panico, anzi la tragica esperienza vissuta dalle città della Morea testimoniata da un centinaio di sopravvissuti di Acrocorinto che hanno trovato rifugio nella fortezza, impone loro di resistere al turco ad ogni costo. Nella notte dell’8 agosto, i Turchi lanciano un attacco generale su tutti i fronti; riescono a superare le opere esterne e a giungere fino alle porte della città, dove iniziano la scalata delle mura con l’aiuto delle scale in legno. Animati dal carisma leggendario di Schulenburg gli abitanti resistono e dopo sei ore di combattimento, il maresciallo prussiano, spada alla mano e al grido di “Per Cristo e Venezia!” tenta una sortita e sorprende in nemico sul fianco. L’iniziativa getta nel panico gli assedianti ottomani che abbandonano le posizioni conquistate lasciando sul terreno ben 2 mila morti e 20 vessilli. Il giorno dopo un temporale stratosferico inonda le trincee e gli accampamenti turchi, e danneggia la flotta della mezzaluna; il 11 agosto viene tolto l’assedio e gli ottomani reimbarcano le truppe dopo aver perduto oltre 5.000 uomini a fronte di circa 500 dalla parte di San Marco. I Corfioti parlano di un miracolo per l’intervento di San Spiridione, il protettore della città, che avrebbe scatenato la tempesta.
Schulenburg rientra a Venezia e si gode il meritato trionfo, vengono coniate medaglie con la sua effigie e l’anno successivo la Serenissima gli fa erigere una statua davanti alla Fortezza Vecchia.

Antonio Vivaldi compone la “Giuditta trionfante”, un oratorio militare sacro nel quale Giuditta rappresenta la città di Venezia vittoriosa su Oloferne che simbolizza il turco.