28 agosto 1423

A Venezia viene decisa la costruzione del primo ospedale per appestati nell'isola di Santa Maria di Nazareth.Durante la peggiore epidemia di peste, difatti, fu costruito a Venezia il primo ospedale pubblico che non accoglieva solo i pochi privilegiati, ma tutti. Tutti quelli che venivano a Venezia infettati. E a tutti era riservato lo stesso trattamento. “lazzaretto” è una delle tante parole che l’Italia ha esportato nel mondo. All’origine veniva usata per definire un ospedale per malati di peste, ma il suo uso si è poi diffuso e in alcuni luoghi significa semplicemente “ospedale”, mentre nelle aree italofone ha mantenuto il suo significato originale e significa un ospedale per malattie infettive. La peste è diventata un appuntamento fisso già nell’antichità, ma ci sono voluti secoli prima che fosse contenuta e poi curata con successo Per salvare il salvabile, Francesco Foscari, l’allora Doge di Venezia, ordinò di chiudere le frontiere, poiché ogni giorno al porto approdavano numerose navi, che portavano ogni tipo di merce dalla Terra Santa. Il completo collasso economico, che avrebbe portato Venezia alla rovina, e la tragedia familiare in cui perse tre dei suoi undici figli a causa della peste, portarono il Doge a prendere una delle decisioni più umane mai prese. Sull’isola meridionale di Santa Maria di Nazareth, vicino al porto, fece istituire il primo ospedale pubblico, togliendo il primato della sanità a monaci e altri funzionari religiosi. L’ospedale pubblico offriva un posto a tutti, non soltanto ai ricchi o ai veneziani . “E tutti dovevano ricevere lo stesso trattamento: dovevano mangiare, dormire, essere lavati e curati. Un sistema straordinario dunque, unico”. Come tutti ben sappiamo, la peste raramente lasciava qualche sopravvissuto, quindi l’isola offriva a tutti i nuovi arrivati la sicurezza, l’attenzione che ogni malato merita di ricevere, e come ultimo, ma non per importanza, un posto dove poter morire in pace. A molti è stato così risparmiato di spegnersi per sempre in qualche vicolo buio e sporco, sotto gli occhi di tutti. Il “lazzaretto vecchio” aveva un’altra decorosa caratteristica. I fondi per il suo funzionamento venivano stanziati dalle casse comunali e precisamente dagli introiti del sale. E si tratta di cifre non indifferenti. La cura completa dei pazienti richiedeva persone di tutti i profili professionali, da medici, cuochi, guardie, notai, addetti all’inventario e altri, che soggiornavano sull’isola anche per anni. L’isola era per questo motivo un’entità autonoma, basata all’autosufficienza. Nel 1468 nel lazzaretto nuovo cominciarono ad accogliere persone che erano state curate e che dovevano essere sottoposte a quarantena, e dove le loro merci venivano immagazzinate in stanze speciali, ventilate e disinfettate due volte al giorno. La durata della quarantena dipendeva dalla situazione epidemiologica: durava almeno 40 giorni durante i picchi, mentre quando i contagi subivano un calo tra 15 o 20 giorni. Una volta finito il periodo di isolamento, i pazienti guariti ricevevano un certificato che attestava la loro guarigione dalla peste, e solo con questo potevano lasciare il “nuovo lazzaretto” e dirigersi a Venezia.