26 agosto 1537

inizia l'assedio di Corfù (terza guerra ottomano-veneziana). Nell'ambito dell'alleanza franco-ottomana, nel 1537 erano state programmate importanti operazioni militari combinate tra Regno di Francia e Impero ottomano, contro la Repubblica di Venezia. Gli Ottomani avrebbero attaccato l'Italia meridionale e Napoli con la flotta di Barbarossa e Francesco I avrebbe attaccato il nord Italia con 50 000 uomini. Nel frattempo Solimano avrebbe portato un esercito di 300 000 uomini da Costantinopoli all'Albania, con l'obiettivo di trasportarli in Italia con la flotta. La flotta ottomana si riunì a Valona con 100 galee. Alla fine di luglio del 1537 Barbarossa aveva devastato la regione intorno ad Otranto, trasportando circa 10 000 uomini in schiavitù. Gli ottomani partirono dal Sud Italia, e deviarono le loro forze per porre l'assedio a Corfù, possedimento della Repubblica di Venezia, nel mese di agosto del 1537. La flotta, composta da circa 320 navi, iniziò il bombardamento di Corfù il 26 agosto, le truppe ottomane, forti di 25 000 uomini, sbarcarono nell'isola. All'assedio, gli ottomani vennero raggiunti dall'ammiraglio francese Baron de Saint-Blancard, che aveva lasciato Marsiglia il 15 agosto con 12 gallee, e giunse a Corfù ai primi di settembre del 1537. Saint-Blancard non riuscì a convincere gli ottomani a ripetere gli assalti alle coste della Puglia, Sicilia e alla Marca di Ancona. Alla fine Solimano, preoccupato da un'epidemia scoppiata tra le sue truppe, decise di rientrare a Costantinopoli con la flotta a metà settembre, senza aver conquistato Corfù.


26 agosto 1688

Forcellini nasce il 26 agosto 1688 a Fener, oggi frazione di Alano di Piave (BL), e a 16 anni entra nel Seminario di Padova, in quel periodo attivissimo centro di cultura umanistica, dove completa a tempo di record gli studi frequentando otto classi in sei anni. In seguito all’ordinazione ha come primo incarico il compito di affiancare Jacopo Facciolati (1682-1769), altro sacerdote di straordinario talento e professore presso l’università di Padova, nella preparazione della nuova edizione del Calepino, il Dictionarium Latinum allora più in voga (compilato dal bergamasco Ambrogio da Calepio e stampato a Reggio Emilia nel 1502), e nella revisione del vocabolario greco-latino di Cornelius Schrevel. Nel 1718 Forcellini inizia, anche qui inizialmente sotto la direzione del Facciolati, a lavorare a un nuovo strumento: non solo a fini letterari ma soprattutto perché a quei tempi la lingua dei Cesari è ritenuta indispensabile per l'azione pastorale. Al nuovo compito Forcellini dedicherà tutto se stesso: quando è possibile lavorando dalle 12 alle 15 ore senza soste, seduto fra cataste di libri. Il risultato di questo sforzo immane è appunto il Lexicon: un dizionario in latino monolingue in cui ogni voce è inquadrata da punto di vista semantico ed etimologico, per essere in seguito illustrata con esempi tratti dagli autori della letteratura classica. “Forcellini riveste un ruolo fondamentale nella lessicografia latina ed europea – spiega Gianluigi Baldo, docente di lingua e letteratura latina e direttore del dipartimento di Scienze storiche geografiche e dell'antichità (DISSGeA) –; il suo Lexicon è il precursore dei moderni vocabolari di latino e in particolar modo dello strumento fondamentale usato oggi da tutti i latinisti, il Thesaurus Linguae Latinae”. Proprio il confronto con il Thesaurus, che a quasi 120 anni dalla prima uscita e nonostante la collaborazione di 31 istituzioni accademiche e di ricerca non ha ancora terminato le sue pubblicazioni (lo farà probabilmente per il 2050, mentre per il momento è arrivato alla voce ‘redditor’), dà l’idea della grandiosità dell’impresa di Forcellini, condotta quasi in solitaria “sulla base di un’erudizione sterminata, fondata su una conoscenza diretta dei classici latini che oggi forse è impensabile”, dice Baldo. Un vero e proprio monumento alla cultura latina, ma anche un’opera che continua a essere consultata e studiata: “Ancora oggi il Lexicon di Forcellini è un valido strumento di lavoro: non solo per la parte non ancora coperta dal Thesaurus ma anche per la finezza della sua interpretazione semantica e lessicologica”. Eppure Forcellini non riuscirà a vedere stampato il suo capolavoro.Nel 1753 termina la fase redazionale iniziale, 102 fascicoli redatti in 35 anni di attività per un totale di 12 volumi, che il presule corregge pazientemente per altri due anni. E non è finita: il materiale manoscritto – ovviamente pieno di note, correzioni e cancellature – impiegherà altri 10 anni per essere copiato in buona grafia da Lodovico Violato, un impiegato della tipografia che conosce il latino (tutto il materiale è ancora conservato presso la biblioteca del Seminario di Padova). Quando nel 1765 termina finalmente anche questa fase il settantasettenne Forcellini è ormai tornato nella casa natìa, dove si spegnerà il 5 aprile 1768. Nei suoi ultimi anni attenderà invano la pubblicazione del Lexicon, che però verrà stampato dalla tipografia del Seminario solo nel 1772 (con la data del 1771): quattro volumi per un totale di 35 milioni di battute, a cui negli anni successivi si aggiungeranno diverse riedizioni e appendici (come l’Onomasticon, il dizionario dei nomi curato dal Perin), senza però sostanzialmente mutare l’impianto originario. Oggi, a 250 anni di distanza, l’opera di Forcellini continua a testimoniare non solo l’importanza e la ricchezza del latino, ma il suo fondamentale apporto alla formazione di una cultura e di un lessico comuni europei: “Latino non significa solo Cicerone e Orazio ma anche Linneo e Galileo; oltre ai classici è stata fino a tempi recenti anche la lingua delle università, del diritto e della scienza – conclude il latinista –. Fino a buona parte dell’800 le opere di medicina e di botanica hanno continuato ad essere pubblicate in latino per una loro diffusione internazionale, esattamente come accade con l’inglese. Oggi forse non lo si studia più per imparare a scriverlo, ma la conoscenza del latino continua a rimanere uno strumento fondamentale per accedere direttamente a questo sterminato patrimonio”.