Storia e leggenda dei Veneti

Una storia lunga 3000 anni    OGGI ACCADDE


22 maggio 1509

Silvestro Castellini descrive così la tragedia della strage di bocca del Covolo, nella sua “Storia di Vicenza”: “vennero da Verona altri 2.000 Cavalli e 6.000 Fanti Tedeschi, come il solito, senza provvisioni, e senza stipendio, i quali usarono crudeltà inaudite non solo contro gli uomini, ma contro le donne, e gli stessi innocenti fanciulli. E siccome non vi era quanto bastar potesse a saziarli, così avvisati che soli cinque miglia fuori della Città vi erano due Covoli ossia Grotte escavate molto addentro nel sasso, una di Mossano, e l’altra di Costoza, nelle quali, come era solito in tempo di guerra, molti della Città, e del Contado si erano ritirati coi loro effetti più cari, i Tedeschi non tardarono a portarsi colà. Il primo ad essere combattuto fu il Covolo di Costoza; ma quelli di dentro si difesero con tanto valore, che li Tedeschi, non senza qualche loro danno furono obbligati a partire. Di là passarono al Covolo di Mossano molto più accessibile di quello di Costoza, e intimarono agli assediati di arrendersi: questi ricusarono di farlo, ed i Tedeschi che conoscevano troppo pericoloso l’avvicinarsi alla bocca del Covolo, che era troppo ristretta, e guardata da alcuni prodi guerrieri, pensarono di poter vincere gli assediati col fumo, e ben presto riuscirono nel loro intento: poiché presa grande quantità di legna verde, e collocatala alla bocca del Covolo vi appicarono il fuoco, che, per impedire una troppo rapida combustione, andavano di tratto in tratto estinguendo coll’acqua; così che empiendosi in tal modo di fumo tutta la caverna, vi si soffocarono più di 2.000 persone tra uomini, e donne d’ogni qualità. Allora li soldati entrati nell’interno del Covolo derubarono ogni cosa, e spogliarono perfino li corpi morti contro de’ quali, non s’astennero dall’incrudelire. Alla vista di tanti eccessi, e di tante crudeltà, quei pochi cittadini, che erano rimasti in Vicenza, non vedendo mai fine ai tanti loro mali, minacciati ogni giorno di sacco, di fuoco, di ruina, e di morte se non compivano(ciò ch’era impossibile) il pagamento dell’imposta contribuzione; e considerando di non poter rimediare a si gravi disordini, essendo affatto vano l’aspettar soccorso per parte dei Veneziani, non seppero appigliarsi ad altro miglior partito, che mandare Ambasciatori all’Imperatore Massimiliano, affinché sulla semplice narrazione delle tante calamità, e miserie loro si movesse finalmente a compassione. Abbracciato questo saggio consiglio elessero segretamente per Ambasciatore il loro concittadino Valerio Zugliano.”