16 gennaio 1406

Francesco Novello da Carrara, nasce Padova, è stato un nobile veneto, ultimo signore di Padova.Nacque da Francesco detto “il Vecchio”, della famiglia dei Carraresi. Divenne signore di Padova nel 1388 per abdicazione del padre e dovette combattere contro Gian Galeazzo Visconti che occupò la città nel 1389. Francesco fu costretto a riparare prima a Pisa e in seguito a Firenze. Grazie all'appoggio dei fiorentini e col consenso della Serenissima i Carraresi riacquistarono il dominio di Padova nel giugno 1390 costringendo le milizie viscontee alla resa. Al fine di espandere i confini della sua signoria, intraprese una guerra contro Francesco I Gonzaga, che aveva ottimi rapporti con i Visconti, per la conquista del mantovano. L'amicizia con i Gonzaga si rinsaldò nel luglio 1397, quando il figlio primogenito Francesco sposò Alda Gonzaga, primogenita del signore di Mantova. Grazie a questa alleanza strategica i Carraresi andarono in soccorso delle truppe gonzaghesche, appoggiate apertamente dai veneziani, contro i Visconti nella battaglia di Governolo avvenuta il 28 agosto 1397. La guerra contro Milano proseguì anche dopo la firma della pace di Pavia del 1400 tra veneziani e milanesi. L'esercito dei Carraresi, al comando del figlio Francesco III, partecipò alla alleanza contro i Visconti e scese in campo nella battaglia di Casalecchio del 1402, risultando sconfitto. Nel 1404 strinse alleanza con i Della Scala di Verona contro lo strapotere visconteo. Nel 1405 Padova venne conquistata da Venezia e Francesco Novello col figlio Francesco III finirono nelle prigioni lagunari, dove entrambi furono uccisi il 16 gennaio 1406. Terminò così anche la signoria dei Carraresi su Padova


16 gennaio 1443

Muore Erasmo Stefano da Narni, detto il Gattamelata, è stato un condottiero e capitano di ventura, signore di Valmareno. Fu capitano generale della Repubblica di Venezia. Erasmo Stefano da Narni, detto il Gattamelata, (Narni 1370, Padova, 16 gennaio 1443), evoca immediatamente il celebre monumento, opera di Donatello, che si affaccia sul piazzale della Basilica a Padova; e il non meno noto ritratto del Giorgione, a Firenze agli Uffizi. E ricorda la serenissima Repubblica di Venezia che lo volle Capitano generale, e che gelosamente custodì la sua armatura e il suo bastone di comando, oggi nel palazzo ducale.Nato a Narni verso il 1370 da un fornaio di nome Pietro, detto lo "Strenuo", robusto e infaticabile forse anche nel menar le mani, egli - secondo un suo biografo Giovanni Eroli - si vide assegnare il nomignolo di Gattamelata "per la dolcezza dè suoi modi congiunta a grande furberia, di cui giovossi molto in guerra a uccellare e corre in agguato i mal cauti nemici e pel suo parlare accorto e mite dolce e soave".Più semplicemente potrebbe averlo ricavato, dal cognome di sua madre Melania Gattelli. Le caratteristiche del suo stemma sono varie, assumono quattro fogge diverse nel corso della sua lunga carriera di ventura, anche se si impostano sempre su due motivi, tre cappi che potrebbero essere tre trecce di crini di cavallo, o corregge di cuoio, accostati - più raramente - da una gatta. E’ da ricordare, a tal riguardo, che sia alla base del monumento equestre di Padova che nella cappella familiare di Narni (all’interno della Chiesa di S.Maria Maggiore), l’arme riproduce solo i tre cappi sopraccitati. Come soldato si fa le ossa al seguito di Ceccolo Broglio signore d'Assisi, partecipando però a scaramucce di poco conto per un giovane di notevole prestanza fisica. Lo nota Braccio da Montone quando ha già quasi trent’anni e lo prende con sé’, insegnandogli molte cose, ma la lezione che apprende di più è l'astuzia e la rapidità. Porta un'armatura fatta di 134 pezzi alta 206 centimetri per 122 di torace e 74 di spalle, pesante 49 chili: la si può ancora oggi ammirare a Venezia, all’interno del Palazzo Ducale. Con Niccolò Piccinino è il più in vista dei Bracceschi, nel 1410 si sposa con Giacoma Bocarini Brunoli di Leonessa, sorella di un compagno d'arme dei tempi di Ceccolo Broglio, gli nascono sei figli di cui un solo maschio di nome Giannantonio. Lo troviamo sotto l'Aquila nel 1424 nella battaglia che vede la sconfitta dei Bracceschi, fatto prigioniero, riesce a fuggire ed a unirsi al Piccinino, e a Oddo Fortebracci che con i superstiti Bracceschi, si mettono al servizio di Firenze nella guerra contro Filippo Maria Visconti. Il suo carattere tranquillo piace al pontefice Martino V, che lo prende al suo servizio nel 1427, gli occorre un poliziotto che gli ripulisca, l'Umbria, l'Emilia e la Romagna dagli irrequieti signorotti. Il Gattamelata porta con sè l'amico Brandolino Brandolini di Bagnocavallo, suocero di sua figlia Polissena, e inizia una settennale condotta senza particolari pericoli, in fondo ormai a quasi sessanta anni e non potrebbe avere altre condotte. Nel 1432 deve riprendere il castello di Villafranca presso Imola, ci va con pochi soldati, fa avvertire il castellano di essere venuto per pagare il riscatto di alcuni prigionieri, ma, appena entrato con la piccola scorta, getta sul tavolo i ducati, e mentre questi sta curvo nel contarli i suoi soldati lo arrestano. Al nuovo papa Eugenio IV però un condottiero così non va; per la marca d'Ancona scorazza Francesco Sforza, dalla Romagna cala Niccolò Piccinino, e in Umbria c'è Niccolò della Stella, il pontefice scappa in Toscana e non paga le milizie del Gattamelata, lo farà di contro Venezia, alla quale piace il suo temperamento tranquillo. Siamo nel 1430, nella nuova guerra contro il Visconti, all'abbandono del comando da parte del Gonzaga, Venezia affida al Gattamelata il comando unico, la grande dote di questo condottiero giunto in tarda età al comando supremo, è quella di non avere ambizioni politiche, e di essere fedele allo stato in cui serve. Da Brescia tenta delle sortite per superare l'accerchiamento cui è sottoposto dal Piccinino, per arrivare a Verona, non ci riesce ma nel settembre del 1438 riesce a fare il periplo del Garda e può arrivare a Rovereto.Il famoso "Gales per montes", impresa titanica per i tempi. E' una delle azioni più scaltre che mandano in bestia il Piccinino, ora il Gattamelata ha il problema di foraggiare la città assediata, alcuni tentativi non riescono, allora il Gattamelata ha un'altra idea astuta, fa risalire l'Adige a cinque triremi e venticinque barche, poi li carica sui muli e li fa arrivare a Rovereto, l'impresa è condotta in porto dal suo vice Bartolomeo Colleoni. Con l'ingaggio di Francesco Sforza nei primi mesi del 1439, le cose per Venezia migliorano, nell'inverno del 1439 il Gattamelata è colpito da due attacchi di apoplessia sul lago di Garda, con un burchiello il settantenne capitano è portato a Verona, migliora ma con la guerra ha chiuso; la Serenissima gli toglie il comando generale. Vivrà in pratica da pensionato, continuando a percepire il soldo della condotta, ma non sarà più in attività, sarà poi chiamato a far parte della nobiltà veneta, con privilegi e poteri dei nobili. Alla fine del 1442 si ritira a Padova dove muore il 16 gennaio 1443 e viene sepolto nella basilica del Santo con solenni funerali di stato, alla presenza del doge. La famosa statua di Donatello a Padova fu fatta erigere dalla moglie e dal figlio a proprie spese, dopo il consenso della Repubblica nel 1453.


16 gennaio 1798

Con il trattato di Campoformio Treviso, nonché tutto l'ex territorio veneziano fino al Mincio, passava definitivamente in mano austriaca; nel gennaio 1798 arrivarono le truppe austriache. Nel 1801 proprio a Treviso, presso la Locanda dell'Imperatore, si stipulò un nuovo armistizio tra francesi ed austriaci. Nel 1805, all'indomani del trattato di Presburgo, Treviso confluì nel Regno Italico. Fu in seguito creato il Dipartimento del Tagliamento, il quale comprendeva parte dell'attuale provincia trevigiana (escluse però Castelfranco e Asolo che facevano parte del Dipartimento del Bacchiglione), e il pordenonese; era diviso in distretti (di Conegliano, Treviso, Ceneda e Pordenone) ognuna delle quali con un viceprefetto; Treviso era dotata di un prefetto che risiedeva in un palazzo della Piazza Maggiore, dove oggi si trova la prefettura. Sotto il Regno Italico, ci furono fatti negativi e positivi: da una parte ci fu la spoliazione delle opere d'arte delle chiese e dei conventi, dall'altra, l'avvio di lavori pubblici, come la spianata da Porta San Tomaso, la nascita del primo giornale trevigiano, la creazione del Liceo Dipartimentale. Nel 1809 per un breve momento gli austriaci ripresero Treviso, ma tornarono definitivamente nel 1813.Con il Congresso di Vienna, Treviso, insieme alle altre province venete, fu attribuita al Regno Lombardo-Veneto, stato satellite dell'Impero d'Austria. Sui ruderi del Dipartimento del Tagliamento, venne costituita la provincia di Treviso che ricalcava, più o meno, i confini dell'antico Comune medievale. Per quanto riguardava i comuni, le autorità austriache dal 1815 al 1818 ne rimaneggiarono un paio di volte i loro confini. Negli anni 1816 e 1817 una grave carestia investì Treviso, e tutto il Veneto. Le condizioni di vita dei ceti sociali più umili, nei primissimi anni della Restaurazione, erano peggiori rispetto a prima del 1797.
Tratto da Wikipedia