15 gennaio 1623

Muore Paolo Sarpi è stato un religioso, teologo, storico e scienziato italiano cittadino della Repubblica di Venezia, appartenente all'Ordine dei Servi di Maria. Nato a Venezia il 14 agosto 1552 col nome di Pietro Sarpi, era figlio di un mercante di origini friulane (Francesco Sarpi, originario di San Vito in Friuli) e di una donna veneziana (Isabella Morelli). Assunse il nome di Paolo entrando nell'ordine dei serviti nel 1565, all'età di 13 anni. All'interno dell'ordine servita compì la sua formazione, soggiornando in particolare a lungo nel convento di Mantova, dove si fece notare per la sua dedizione allo studio e le sue doti intellettuali, venendo molto apprezzato alla corte del duca Guglielmo Gonzaga. Trasferito quindi a Cremona, vi fece la professione religiosa e fu ordinato sacerdote (1572-1573) e conseguì il baccellierato (1574). Nel 1575 rientrò a Venezia, dopo aver forse soggiornato a Milano al servizio del cardinale Carlo Borromeo. In questi anni approfondì la conoscenza delle lingue antiche (latino, greco, ebraico, aramaico), oltre che della matematica e della medicina. Nel 1578 si addottorò in teologia presso lo Studio di Padova. Fu quindi priore provinciale a Venezia (1579-1582), poi procuratore generale e vicario generale dell'ordine servita a Roma (1585-1588). Giunse a un passo dalla nomina a generale dell'ordine, ma la sua candidatura fallì a causa dell'opposizione del cardinale Giulio Antonio Santoro, che lo aveva precedentemente protetto. La sua esperienza a Roma fu in ogni caso nel complesso per lui molto deludente e la Curia romana gli fece un'impressione molto negativa. Il soggiorno romano gli permise tuttavia di approfondire i suoi interessi scientifici e culturali. Durante un viaggio a Napoli incontrò Giovan Battista Della Porta. Rientrato a Venezia, frequentò il ridotto Morosini, il circolo di Gian Vincenzo Pinelli a Padova e intrattenne stretti rapporti con Girolamo Fabrici d’Acquapendente e con Galileo Galilei. Esploso il conflitto dell'Interdetto tra papa Paolo V e la Repubblica di Venezia, fu nominato il 28 gennaio 1606 "teologo e canonista" della Serenissima. Appoggiato dal patriziano veneziano di tendenze più antiromane, fu protagonista della "guerra delle scritture" tra i teologi e canonisti filoveneziani e filopapali, cosa che gli valse una grande fama in tutta Europa. Dopo la rappacificazione tra Venezia e Roma (aprile 1607), alla quale si oppose, il 5 ottobre 1607 fu oggetto di un tentato omicidio da parte di sicari papali presso il ponte di Santa Fosca. Negli anni successivi all'Interdetto proseguì la sua attività di consultore al servizio della Repubblica di Venezia e sviluppò e consolidò una fitta rete di corrispondenze con gallicani e calvinisti francesi e con il mondo protestante tedesco e inglese, producendo le sue grandi opere di riflessione storica e politica, in particolare l’Istoria dell’interdetto, il Trattato delle materie beneficiarie e l’Istoria del concilio tridentino (il suo capolavoro, pubblicato a Londra nel maggio 1619). Morì a Venezia il 15 gennaio 1563.


15 gennaio 1684

Alvise Contarini (Venezia, 24 ottobre 1601 – Venezia, 15 gennaio 1684) fu il 106º doge della Repubblica di Venezia dal 26 agosto 1676 alla morte.Il suo dogato fu pacifico e mirò soprattutto a sanare il pesante passivo economico accumulato in seguito alle guerre contro i turchi. Pochi giorni prima della sua morte, Venezia riaprì le ostilità contro l'impero ottomano. Figlio di Nicolò ed Elena Michiel, uomo di media ricchezza e di mediocre capacità politica, si distinse più volte come ambasciatore e, in specie, quale mediatore per la Repubblica di Venezia al Congresso di Vestfalia, che si concluse nel 1648. Contarini ricoprì numerosi rettorati nelle città di terraferma oltre ad esser provveditore, savio del consiglio ed esser eletto, infine, procuratore di San Marco. Pur senza essere un militare o un politico noto, il Contarini si distinse per la sua ferma opposizione a trattare con i turchi in occasione della guerra turco-veneziana dal 1645 al 1669. Partecipò, fin dal 1642, come inviato di Venezia, alle trattative intavolate per arrivare alla pace di Vestfalia (1648) che concluse l'incisiva parabola della guerra dei Trent'anni. Insieme al nunzio pontificio, il cardinale Chigi, svolse, proprio perché tra i meno interessati o responsabili riguardo ai deliberati della conferenza, un ruolo di mediatore e conciliatore di grande influenza, vedendosi riconosciute quasi unanimemente cultura, abilità e prontezza di giudizio, che gli assicurarono autorità e benemerenze nella conclusione della pace. Giunse al massimo grado della pubblica amministrazione, così come quasi tutti i membri della sua famiglia elevati al dogato, per caso e senza vera volontà. Alla morte di Nicolò Sagredo pareva sicuro che il successore sarebbe stato il famoso fratello Giovanni. Colto, ricco, con trentacinque voti assicurati sui quarantuno elettori, la vittoria era scontata. A questo punto, però, i suoi avversari si scatenarono in piazza e, accusandolo di broglio, aizzarono la folla causando scontri. Il Maggior Consiglio, spaventato, sospese i quarantuno e ne elesse altri, molto meno propensi a scegliere il Sagredo. Il 26 agosto 1676, per placare subito le proteste, sin dal primo scrutinio venne eletto, a mo' di compromesso, il Contarini, vecchio e senza un gran cursus honorum alle spalle. In effetti il Contarini pensò soprattutto ai lussi e ai divertimenti sfrenati e, quando tentò di governare come un doge dei tempi passati, venne subito ripreso dai suoi consiglieri per eccessiva autonomia. Sotto il suo dogato si diffusero i caffè (il primo venne aperto nel 1683), la nobile veneziana Elena Lucrezia Cornaro Piscopia conseguì, prima donna al mondo, la laurea in filosofia il 25 giugno 1678 e nel 1680 il bilancio statale era tornato in attivo dopo tanti anni di passività. Questi eventi erano assolutamente minori ma gli eventi internazionali stavano per raggiungere Venezia: i turchi dilagavano nella penisola balcanica ed arrivarono ad assediare Vienna nel 1683. Trombe di guerra echeggiavano in tutte le capitali europee e anche a Venezia si discusse se partecipare o meno ad una guerra contro i turchi. Nel gennaio 1684, infine, si decise di aderire e la guerra venne dichiarata, quando il vecchio doge Contarini aveva appena cessato di vivere.


15 gennaio 1792

Muore a Padova Luigi Duse, era impiegato a Padova presso il Monte di Pietà. Egli era nonno della compianta Eleonora Duse. Nasce a Chioggia Luigi Duse, muore a Padova il 25 gennaio del 1854. Era impiegato a Padova presso il Monte di Pietà. Egli era nonno della compianta Eleonora Duse che nacque nel 1859 non si sa precisamente dove, perché sua madre, attrice drammatica, girava con la compagnia, e chi dice sia nata in treno presso Vigevano; chi pure in treno durante il tragitto tra Venezia e Padova. Ora riposa nella sua tomba di Asolo e la sua memoria rimarrà per lungo tempo ancora. Ritornando a Luigi Duse, diremo, che oltre ad essere impiegato era anche appassionato filodrammatico, al punto che un bel giorno abbandono l'impiego e si diede all'arte col ruolo di primo attore. Nel 1834 costruì un teatro di legno in Padova, nel posto stesso ove fino dal 1396 sorgeva la cosiddetta «Carzaria» dei lavoratori della lana, località che era stata donata a quella Corporazione da Francesco da Carrara, e che sorgeva tra l'attuale piazzetta del Teatro Garibaldi e la Pescheria. II Duse costruito il teatro, fondo una Compagnia padovana, la quale recitava in modo ammirevole le commedie di Carlo Goldoni, ed il Duse stesso invento il personaggio di «Ciacometto ». Egli non. pretendeva che gli spettatori pagassero tutti con denaro l'ingresso al suo teatro, ma accettava anche il pagamento in generi diversi e quindi accettava galline, salsicce, legumi, candele e quanto altro fosse utile a lui ed ai suoi comici. Nel 1859 quel teatro divenne proprietà di una società, che 10 abbatte ricostruendolo e 10 chiamo «Teatro Sociale », nome che mantenne fino al 1868, nel quale anno fu battezzato col nome di Garibaldi,nome che conserva tutt'ora: Per la cronaca diremo che nel 1889 per iniziativa del commerciante padovano cav. Giuseppe Taboga venne, rifatto dalle fondamenta dall'architetto Eugenio Maestri, e così rimase fino ad oggi, ma vi e un progetto d'ingrandirlo