17 febbraio 1607

Si scopre una congiura di religiosi per assassinare il doge, Il 17 febbraio 1607 anche un frate bergamasco si prepara a uccidere la massima autorità dello Stato: l'allarme ai vertici della Repubblica è grande e a smentire quei nobili ed osservatori stranieri che minimizzano il pericolo, sopraggiunge, il 5 ottobre 1607, l'attentato a Paolo Sarpi seguito, il 20 febbraio 1609, da un altro fallito tentativo di eliminare il servita simbolo dell'autonomia religiosa e politica di Venezia. Gli anni 1607-18 segnano una netta svolta nel clima politico di Venezia, dove ormai il sospetto verso la Spagna, i suoi ambasciatori, i suoi fautori tra il patriziato ed il popolo è regola d'azione del senato e del consiglio dei dieci: lo spionaggio della Spagna è un vero e proprio incubo degli inquisitori di stato, in verità non a torto, perché la corrispondenza dell'ambasciatore spagnolo con Madrid conferma il largo impiego di denaro per ottenere informazioni riservate dai patrizi che entrano nelle principali magistrature e per stipendiare un nugolo di spie in tutta la Repubblica. Del resto i servizi segreti di Venezia, mai così attivi come in questi anni, mettono a segno dei buoni colpi oltre la citata scoperta del tradimento di Angelo Badoer; un piccolo esercito di spie sorveglia la casa del nunzio, dell'ambasciatore spagnolo, dei nobili e novellisti sospetti: dal 1612 gli inquisitori di stato dispongono di una spia doppia, Alessandro Grancino, contemporaneamente al servizio della Spagna e di Venezia, e riescono a smascherare una rete di spionaggio che fa capo al portoghese Antonio Meschita. All'attenta sorveglianza degli agenti veneziani non sfuggono i conventi, ove facilmente si possono insinuare frati stranieri o dare convegno nobili e spie spagnole, le chiese, gli alberghi, le osterie, tutti i luoghi di assembramento (Rialto, piazza S. Marco): i ricordi di zelanti cittadini e qualche denuncia segreta infilata nelle bocche di leone aiutano di tanto in tanto l'azione investigativa degli inquisitori.