13 febbraio 1352

in cinquant'anni di precaria pace, le due repubbliche Genova e Venezia non avevano risolto la loro disputa, ma avevano tanto ampliato la propria influenza da riuscire a trasformarla in una guerra "mediterranea": con Venezia si schierarono infatti Pisa, Bisanzio e il regno di Aragona. La flotta alleata si scontrò con i genovesi alla battaglia del Bosforo, il 13 febbraio 1352, ma le perdite da entrambe le parti furono così elevate che nessuno poté dichiararsi vincitore. Quando Paganino Doria sconfisse i veneziani a Navarino (Grecia), furono ii veneziani a chiedere la pace. Il Mediterraneo, però, era diventato troppo piccolo per ospitare contemporaneamente due ambizioni tanto grandi e conti si tirarono con la guerra di Chioggia (1379-80) per la prima volta in Italia i veneziani impiegarono l'artiglieria. I cannoni d'assedio risultarono a tal punto decisivi che in tutta Europa fu finalmente chiaro come queste armi dovessero essere utilizzate. Così Francesco Guicciardini ricorda nella sua "Storia d'Italia" l'introduzione dell'artiglieria «Questa peste, trovata molt'anni innanzi in Germania, fu condotta la prima volta in Italia da' Veneziani nella guerra, che circa l'anno della nostra salute mille trecent'ottanta ebbero i Genovesi con loro».


13 febbraio 1503

La disfida di Barletta. Che sia Barletta o Trani, i 13 Cavalieri Italiani e quelli Francesi che si siano scontrati nell’Agro tranense, è fuori di dubbio. E il luogo è indiscutibilmente identificabile con quello dove, ancora oggi si può ammirare il Monumento con l’Epitaffio. Ma la Disfida è correttamente chiamata “di Barletta” perché la concatenazione di fatti che portarono alla scontro cavalleresco, ovvero il banchetto nella taverna, l’ingiuria di de la Motte, il lancio della sfida, si svolsero proprio in quella città adriatica. Ma allora perché come luogo dello scontro venne scelta una località nel comprensorio di Trani e non qualche campo presso Barletta? La risposta risiede nelle regole cavalleresche e nella Storia del territorio pugliese. L’opzione dell’Agro di Trani fu dovuta al fatto che doveva necessariamente tenersi in territorio neutrale. E tale era la città di Trani. Infatti, pochi sanno (anche se è accennato su una delle due colonnine dell’accesso alla strada che porta al Monumento dell’Epitaffio) che, all’epoca, la città con il suo importantissimo porto adriatico, faceva parte della Serenissima Repubblica di Venezia. Che, intelligentemente, si era ben guardata da farsi coinvolgere nello scontro tra la Francia e la Spagna. Il “Leone di San Marco” sventolava sulle torri e sulle mura di Trani sin dal 1496 e vi sarebbe rimasto sino al 1509. Ecco spiegato l’enigma del motivo della scelta di quella che oggi chiameremmo “location” per quella che è la Disfida cavalleresca più celebre di tutti i Tempi.

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13 febbraio 1860

La gendarmeria austriaca cerca di catturare un rivoluzionario scoperto in piazza San Marco, a Venezia. Si tratta di un colombo che svolazza tranquillamente. ma con una certa fierezza, recando al collo un nastro tricolore. Davanti a una folla enorme che parteggia a gran voce per il colombo, la caccia al ribelle assume toni epici e burleschi insieme. I gendarmi ricorrono a tutte le astuzie per catturarlo: gli offrono grano, emettono richiami da... colomba, si arrampicano sulle colonne della Basilica e delle Procuratie e infine, dopo parecchie ore, riescono a ucciderlo con un colpo di bastone. Venezia è salva! L'avvenimento è così ricordato da un poeta anonimo: La notte è-scesa - l' hanno scoperto: è sulla gronda - l'eccidio è certo... Ecco una scala - v'ha chi l'ascenda? Chi vivo o morto - l'augel si prenda? Avanti! Avanti! - Chi l'oserà condegno premio - dell'opra avrà.