16 febbraio 1552

Francesco Sartori di Asolo viene riprocessato a Venezia perché anabattista (setta di protestanti che negavano l'efficacia del battesimo conferito ai neonati, sostenendo la necessità di amministrare nuovamente il sacramento una volta raggiunta l'età adulta). Fratello di Giuseppe Sartori, anch'egli, fu processato dall'Inquisizione di Treviso nel 1551 e condannato a morte (con sentenza del 12 maggio 1551). La sentenza non fu eseguita dal podestà di Asolo e il processo fu trasferito a Venezia. Nonostante la nuova sentenza di morte (16 febbraio 1552) stabilita dall'auditore del nunzio e dall'Inquisitore di Venezia, il podestà di Asolo prese ancora tempo. Il condannato si era infatti pentito e il Consiglio dei Dieci decise di sospendere l'esecuzione. Francesco fu di nuovo trasferito a Venezia e la sua pena fu commutata nella prigione a vita. Rinchiuso nella prigione Forte (presso Palazzo Ducale), riuscì a fuggire nel maggio 1557 e non fu di nuovo catturato