25 luglio 1310

Intimata la demolizione della casa a Sant'Agostino di Bajmonte Tiepolo, uno dei capi della famosa congiura del 14 giugno dello stesso anno. Sul terreno, dopo la demolizione, verrà eretta una colonna d'infamia. Decretata altresì la demolizione di due terzi del palazzo di Marco e Pietro Querini a Rialto, essendo anch'essi membri della congiura, rimanendo in piedi solo la parte del palazzo di proprietà di Giovanni Querini, risultato estraneo ai fatti. Nel dicembre successivo viene infine ordinata la cancellazione di tutti gli stemmi degli stessi con l'intimazione alle Famiglie di cambiarli. A titolo di curiosità , la lettera "B" bianca che figura nello stemma di parecchi rami della famiglia Querini viene loro concessa per significare che erano stati sempre buoni e fedeli.


25 luglio 1467

1467 Battaglia della Riccardina, si scontrarono le truppe del famoso capitano Bartolomeo Colleoni, che curava gli interessi di Venezia, e quelle di Federico da Montefeltro, duca di Urbino, alleato con i Medici, gli Sforza, il re di Napoli Ferdinando d'Aragona e Giovanni II Bentivoglio signore di Bologna. I due eserciti vennero a contatto fra San Martino in Argine, frazione di Molinella e Mezzolara, sulla riva sinistra dell'Idice. In questa battaglia, per la prima volta, si impiegarono le armi da fuoco come una moderna artiglieria da campagna. Alla genialità del Colleoni si deve infatti l'invenzione di artiglierie mobili costituite da colubrine e da spingarde montate su affusto, molto più maneggevoli di quelle degli avversari che dovevano portarle su carri e scaricarle per l'impiego in battaglia. Fra i feriti della battaglia il più illustre fu Ercole I d'Este, colpito ad un piede da una spingarda. L'episodio viene ricordato dall'Ariosto nell' "Orlando Furioso" (canto III) con questi versi: "Ercole or vieni ch'al suo vicin rinfaccia, col piu' mezzo arso e con quei debol passi, come a Budrio col petto e con la faccia il campo volto in fuga gli fermassi" Dopo la battaglia, il cui esito rimase incerto, il Colleoni si rifugiò a Molinella, dove si ammalò di malaria, malattia che presumibilmente lo condusse a morte otto anni dopo nel suo castello di Malpaga, in provincia di Bergamo.