22 luglio 1329

Muore a Treviso, quattro giorni dopo averla conquistata, Cangrande I della Scala.
Si dice che la morte sia dovuta a sincope per aver bevuto l'acqua gelida d'una fonte presso il suo accampamento di Santi Quaranta. Valoroso condottiero, spese quasi tutta la vita nelle guerre per la conquista del Veneto; cinse Verona di nuove mura, fece costruire per voto la Chiesa di Santa Maria della Scala. Cangrande non fu solo un abile conquistatore, ma anche uno scaltro politico, un accorto amministratore e un generoso mecenate, noto infatti anche perché fu amico e protettore del Sommo Poeta Dante Alighieri (che, in una lettera, gli dedicò l'ultima cantica della Divina Commedia). Tra i suoi amici si annovera anche Spinetta Malaspina il Grande di Fosdinovo. La prematura e inaspettata morte di Cangrande della Scala lasciò la Signoria senza discendenti diretti (ebbe solo figlie femmine, oltre che maschi illegittimi), il potere venne preso dal nipote Mastino II della Scala, che portò la signoria fino a Pontremoli e sul Mar Tirreno.


22 luglio 1475

il Maggior Consiglio deliberava che ogni due anni fosse eletto un avvocato nobile per occuparsi dei soli detenuti Il reo aveva facoltà di difendersi con un avvocato di sua scelta o eletto d’ ufficio. Anzi per meglio tutelare l’ interesse dei carcerati ed impedire che si prolungasse la loro prigionia pel ritardo nella designazione del difensore, il Maggior Consiglio deliberava il 22 luglio 1475 che ogni due anni fosse eletto un avvocato nobile per occuparsi dei soli detenuti, dandogli facoltà d’ entrare a libito in qualsiasi prigione per parlare con essi, intenderne le ragioni ecc., con 1’ obbligo di visitarli due volte la settimana, o anche più se occorresse, sotto pena di lire dieci ogni fiata chel no änderet. Quando, infine, i Decemviri oltrepassavano i limiti delle loro attribuzioni, il Maggior Consiglio, ch’era il vero sovrano della Repubblica, sapeva non solo richiamarli all’ ordine, ma ingiungeva eziandio agli Avogadori di Comune d’ opporsi risolutamente a qualsiasi deliberazione contraria alla legge. Lo stesso Mauro Macchi, così severo nel censurare quella magistratura, loda però « la saviezza con cui provvide ad impedire che si perpetuassero gli abusi della forza». Le pene principali comminate dal Consiglio dei Dieci erano il bando, la galera, la mutilazione di qualche parte del corpo, e la morte o in pubblico o secreta, ma sempre in seguito a regolare procedura. E se per l’indole dei tempi non rifuggivasi dall’infliggere pene sì crudeli ed inumane (che però altrove si applicavano in ben più larga misura e senza Libro Regina del Maggior Consiglio, pag. 148 b all’ Archivio di Stato in Venezia.i giovani turchi.