2 luglio 1463

La Magnifica Comunità Cadorina fa dono alla Repubblica di Venezia del vastissimo bosco della Vizza o di Sommadida. Chiamato più tardi Bosco di San Marco, fornirà nei secoli il legname per la costruzione di navi all'Arsenale di Venezia, Le piante venivano piegate fin da piccole affinché il tronco si curvasse e assumesse la forma della parte della nave per cui era utilizzato. La foresta venne donata alla Serenissima Repubblica di Venezia, affinché ne traesse le alberature delle navi per le guerre contro i Turchi, da cui la denominazione di “Vizza di San Marco” o delle antenne (viža, in Cadorino, è il bosco collettivo protetto). Ai tempi si estendeva da Auronzo a Misurina ed era compresa tra il torrente Ansiei, le Marmarole e il legname era trasportato via terra fino a Perarolo, da qui lungo il Piave fino all’Arsenale di Venezia. Durante il periodo Napoleonico invece prese la via dell’Arsenale di Tolone. Con l’annessione del Veneto al Regno d’Italia nel 1866, il bosco passò al Patrimonio dello Stato e nel 1870 venne dichiarato bene inalienabile. Durante la prima guerra mondiale subì un fortissimo prelievo per le fortificazioni di Monte Piana, Tre Cime di Lavaredo e Monte Paterno.


2 luglio 1849

Al mattino l’intera popolazione di Venezia, stremata dal lungo assedio posto fino dalla primavera dalle truppe austriache del maresciallo Radetzky intenzionate a stroncare l’ostinata resistenza della Repubblica lagunare, si riversò lungo le calli e sui ponti per osservare a naso in su un fenomeno bellico straordinario: il primo bombardamento aereo della Storia. A circa cinquecento metri di quota, volteggiavano infatti una mezza dozzina di grosse mongolfiere austriache, dalle quali iniziarono a piovere sulla città strani ordigni esplosivi destinati, per fortuna, a non creare gravi danni ad edifici, case e persone. Questo curioso e assai poco noto episodio nacque da un' intuizione di un giovane ufficiale dello stato maggiore austro-ungarico, il colonnello d’artiglieria Benno Uchatius. Sebbene l’utilizzo delle mongolfiere in ambito bellico non rappresentasse una novità assoluta (durante le guerre napoleoniche, i Francesi fecero uso di palloni da osservazione, ancorati però alla terraferma), gli ostacoli che Uchatius aveva di fronte risultavano infatti del tutto nuovi. Dopo avere calcolato la velocità e la direzione dei venti e dopo avere valutato per via teorica le dimensioni e le caratteristiche (cubatura, altezza, larghezza e portanza) della mongolfiera, Uchatius fece allestire nei pressi di Mestre un capannone dentro il quale un gruppo di ingegneri e maestri velai iniziò a fabbricare un primo pallone dotato di una grossa cesta di vimini per il trasporto di due uomini di equipaggio e di circa cento chilogrammi di piccoli ordigni a miccia lunga (si trattava di sfere di metallo riempite di polvere da sparo, pece, olio e cinquecento pallettoni da fucile). I primi esperimenti si rivelarono però un disastro. Usò dunque palloni più piccoli. Questi, legati tra di loro da lunghe funi, avrebbero costituito una specie di «ragnatela volante», Secondo i calcoli di Uchatius, la fila dei palloni, decollata da Mestre, avrebbe dovuto raggiungere, complice la brezza di Nord-Ovest, la città lagunare in trentacinque-quaranta minuti. Il 2 luglio 1849, venne tentato un primo lancio, ma questo diede risultati assai deludenti in quanto iniziò a spirare dal mare una corrente che rigettò verso la terraferma le «navi volanti». Diventò per tutti la "buffonata di Radetzky".