12 luglio 1470

Assedio di Negroponte Maometto II rivolse le sue mire verso le città greche e l’isola di Negroponte, l’antica Eubea, possedimento veneziano da più di 3 secoli. L'assedio durò per quasi un mese e, nonostante le grandi perdite ottomane, si concluse con la conquista della città e dell'isola di Eubea da parte degli ottomani. Poiché la città si era rifiutata di arrendersi ed era stata presa "con la spada", come era consuetudine, alle truppe ottomane conquistatrici furono concessi tre giorni per saccheggiare, depredare e razziare la città. Gli uomini cristiani furono massacrati, mentre donne e bambini furono ridotti in schiavitù e i soldati italiani furono giustiziati. Più di 6000 italiani e greci morirono in difesa di Negroponte. È documentato che solo 30 sopravvissuti riuscirono a tornare a Venezia, ovvero 15 donne, 12 bambini e 3 uomini. I tre rettori veneziani ebbero la stessa sorte e Paolo Erizzo, per esplicito ordine del Sultano fu segato in due tra due tavole mantenendo la promessa che non lo avrebbe fatto decapitare. Il comandante della flotta veneziana dell’ Egeo Niccolò Canal che non era intervenuto con coraggio per contrastare i nemici, fu destituito, tradotto in catene a Venezia e processato. Mentre gli stati europei non si preoccupavano, solo Venezia si trovava ad opporsi all’ inarrestabile avanzata turca, con perdite di vite umane e spese finanziarie enormi. Dopo la caduta di Negroponte il Papa Sisto IV, il Re di Napoli Ferdinando ed il Gran Maestro di Rodi, decisero finalmente di venire in aiuto con delle loro navi alla flotta veneziana che guidata da Piero Mocenigo iniziò a condurre azioni di attacco e saccheggio lungo le coste turche dell’ Anatolia.


12 luglio 1816

L’Austria mette in vendita a Venezia la statua di Napoleone. Inaugurata il 15 agosto 1811, la statua era stata rimossa dalla Piazzetta nella notte fra il 19 e il 20 aprile 1814, alla notizia della caduta del Despota. Il giorno prima, davanti al monumento si era formato un assembramento popolare, fomentato dalla miseria del blocco, che «aveva macchinato» dice il Cicogna «di gittar giù il simulacro di colui che da questa gente, e dalle donne specialmente, era vilipeso ad alta voce con mille improperii soliti del volgo». E il diarista così prosegue: «Fatta notte cessò il popolo e alla mezzanotte poste guardie al ponte della Paglia, al campanile, alli stendardi fu dall’architetto Fadiga fatta levare la statua e la iscrizione e oggi [20 aprile], alle cinque della mattina, si è compito di levarnela e posta in una barca fu scaricata a S. Giorgio Maggiore» Di notte era partita, di notte è ritornata. La statua di Napoleone, riapparsa inaspettatamente a Venezia dopo quasi due secoli, in una notte d’inverno esattamente il 24 gennaio 2002 ha percorso con cautela i passi della piazza San Marco, stendendo avanti a sé un progressivo tavolato, onde ripartire equamente il proprio peso a carico dei preziosi masegni. Doveva disturbare il meno possibile: com’è noto, infatti, il ritorno della statua del distruttore della Serenissima aveva scatenato le ire di molti veneziani, i quali ne paragonavano la presenza in città all’ipotetica introduzione di una statua di Nelson nelle sale del Louvre, o all’ancor più provocatoria erezione di un monumento a Hitler nel centro di Tel Aviv. Di qui la decisione dei dirigenti comunali, favorevole all’esposizione della statua imperiale nel Museo Correr, a disposizione dei visitatori, ma in posizione defilata, in una zona secondaria delle sale neoclassiche e soprattutto con la protezione di un robusto vetro antiproiettile.