30 aprile 1645

Quattrocento vele con cinquantamila combattenti guidati da Iusuf Bascià attaccarono Candia, sbarcando sulle spiagge di Gognà, trovarono non poche difficoltà.
Facciamo un passo indietro:
Quando i cavalieri di Malta, assaltata una flottiglia musulmana carica di merci e con a bordo Chiflar Agà, il capo degli eunuchi ossia il soprintendente alla custodia del serraglio, ripararono nella rada di Kalismene, sull’isola di Candia, possedimento veneziano dal 1204, si incrinarono pericolosamente anche le relazioni fino ad allora pacifiche col sultano Ibrahim. Questi, approfittando dell’offesa, preparò una flotta, apparentemente per assaltare Malta, in realtà per attaccare Candia, come il balio veneziano Giovanni Soranzo aveva scoperto. La repubblica, prontamente avvisata, effettuò il più velocemente possibile dei generali lavori di rafforzamento delle opere difensive e dei presidi, sotto le direttive del provveditore generale dell’isola Andrea Corner.
Quando, come previsto, il 30 aprile del 1645, quattrocento vele con cinquantamila combattenti guidati da Iusuf Bascià attaccarono Candia, sbarcando sulle spiagge di Gognà, trovarono non poche difficoltà. Occuparono faticosamente il Forte di San Teodoro, difeso da Biagio Zuliani che, quando vide che non poteva più respingerli, diede fuoco alle polveri, seppellendosi sotto le rovine. “Il Capitan Giuliani, dato fuoco alla municione ha più tosto voluto morire generosamente con li suoi, et con parte dei medesimi Turchi quali vi erano entrati, che mai rendersi…”, scrisse il Corner. L’assedio si spostò poi alla Canea che prese però a resistere con successo grazie al provveditore Antonio Navagier ed ai suoi duemila uomini, mentre il Senato si apprestava vanamente a chiedere soccorsi: il papa inviò cinque galee, come la Spagna e gli amici, ovvero la Francia, appena quattro brulotti. Navagier si arrese solo dopo cinquantasette giorni, ottenendo d’uscire con gli onori militari ed imbarcarsi per la Suda dove si andava concentrando la flotta veneziana, ma la controffensiva fallì: quaranta galee, trenta galeoni, quattro galeazze, dieci galeotte ed altri legni minori, comandati da Girolamo Morosini, tentarono un colpo di mano nella notte del 16 settembre ma dovettero abbandonare i loro propositi per il vento contrario.
Dopo 24 anni, il 5 settembre 1669 Candia firma la resa e i suoi difensori ottengono l'onore delle armi. I turchi alla fine della guerra avevano perso 130000 soldati e 3/4 del budget imperiale.