7 aprile 1679

Nasce Zendrini Bernardino a Saviore (Brescia). Dopo aver studiato a Padova medicina e matematica, laureandosi nel 1701, esercitò l’arte medica nel bresciano. Intorno al 1704 si stabilì a Venezia dove iniziò la collaborazione al periodico «Giornale dei letterati d’Italia», promosso da personalità quali il marchese Scipione Maffei, Antonio Vallisneri, Apostolo Zeno, importante anche per i contatti che instaurò con i maggiori scienziati dell’epoca (Bernouilli, Leibnitz). Qui pubblicò vari studi riguardanti medicina, fisica, matematica, astronomia e meteorologia. Ricoprì nel frattempo cariche importanti a Ferrara e a Venezia. Pubblico professore di matematica, era sostenitore del metodo storico nel formulare ed applicare le teorie scientifiche. Si specializzò negli studi idraulici, acquistando ben presto nel settore grandissima fama. Ricoprì le cariche più importanti della Serenissima in tale campo: fin dalla prima metà degli anni Venti del Settecento nominato sovrintendente del Magistrato dei Savi sopra le acque, avviò una serie di prestigiose iniziative. Fu appositamente istituita per lui la carica di Soprintendente ai fiumi, alle lagune e ai porti. Esperto di statica, idraulica e meccanica, spesso in collaborazione con Giovanni Poleni offrì la sua consulenza scientifica riguardo a varie importanti opere pubbliche. Tra queste, sono da ricordare l’impianto dei pozzi nella piazzetta dei Leoncini, la sistemazione degli spazi pubblici di piazza San Marco, il parere sull’acustica della sala progettata da Giorgio Massari per la chiesa della Pietà sulla riva degli Schiavoni, sempre a Venezia. Nel 1720 propose la decisione di consolidare le lingue di terra che separavano dal mare la laguna di Venezia. Si tratta dell’opera sua più celebrata: il progetto della ciclopica costruzione dei “murazzi” che circondano la laguna di Venezia per proteggere il litorale dal mar Adriatico in burrasca. Essi erano composti da enormi blocchi di pietra, cementati tra loro con pozzolana mescolata a calce e adagiati su un fondo di ciottoli ben compressi. Nel 1735, a seguito di un viaggio in Toscana, aveva studiato gli effetti dell’impiego della pozzolana che, unita alla calce, in presenza dell’acqua aumenta di resistenza, una tecnica già impiegata dai Romani. Ne sperimentò l’uso a Malamocco, dove diede ottimi risultati. Nel 1740 il Senato diede ordine di estendere il metodo a tutto il litorale. Oltre che a Venezia, lo Z. rese servigi anche a Carlo VI, alla Repubblica di Lucca e alla città di Ravenna. Dal punto di vista teorico-operativo, condensò il suo sapere nell’opera Leggi e fenomeni, regolazione ed uso delle acque correnti, edito a Venezia nel 1741. Furono pubblicate postume dal nipote abate Angelo Zendrini le sue Memorie dello stato antico e moderno delle lagune di Venezia e di que’ fiumi che restarono divertiti per la conservazione delle medesime, edito a Padova nel 1811. La maggiore opera dello Z. comprende una storia accurata e documentata delle alterazioni avvenute nei fiumi, nelle lagune e nei porti, nonché dei rimedi approntati e degli effetti che ne scaturirono secondo le direttive imposte dalla Repubblica fra XIV e XVIII secolo. Grazie a questa imponente indagine si può ricostruire la plurisecolare politica delle acque perseguita dalla Serenissima a difesa della laguna. Per quanto riguarda il Friuli, nel 1731 tracciò il progetto per rendere navigabile il fiume Torniano (Turgnano) da Muzzana fino al mare, per dar incremento ai commerci nella provincia del Friuli. Per la sua grande reputazione nel campo della tecnologia dei materiali, su richiesta del conte Lodovico Alvise Manin, tra i maggiori rappresentanti della nobiltà veneta, venne chiamato a Persereano (l’odierna Passariano) per un consulto riguardante l’innalzamento del nucleo centrale del palazzo dominicale dei Manin nell’omonima tenuta in territorio friulano (Alcuni progetti per Persereano et Aggiacenze, 1745). La densa e circostanziata relazione stilata dallo Z. mise in luce le deficienze strutturali ed architettoniche che caratterizzavano questa parte dell’edificio, la cui configurazione all’epoca del sopralluogo venne accuratamente rilevata in funzione delle prescrizioni da attuarsi (veniva pure allegato un espediente progettato, il disegno della macchina per sollevare i materiali necessari alla costruzione del previsto coronamento). La perizia costituì il punto di partenza dei lavori svolti negli anni centrali del Settecento, in base a un progetto dell’architetto Giorgio Massari anche se le opere del nuovo belvedere, che ancor oggi sigla la parte sommitale dell’edificio, furono effettuate sotto la direzione del “mastro” di casa Manin, Giovanni Ziborghi. Forse lo stesso Zendrini favorì i contatti tra Ziborghi e il frate Carlo Lodoli, personaggio-chiave dell’illuminismo veneto e sostenitore del funzionalismo in architettura. Lo Z. si soffermò anche sull’approvvigionamento idrico da garantire ai giardini retrostanti la residenza dei Manin: il più famoso esperto di idraulica di Venezia esponeva un suo progetto per convogliare l’acqua necessaria prelevandola dai corsi idrici fluenti nel circondario, come il torrente Corno e la roggia detta di S. Odorico, anche se il sistema di convogliamento delle acque proposte dallo scienziato, ritenuto complesso ed oneroso, non venne materialmente eseguito. Morto a Venezia il 5 maggio 1747, fu sepolto nella chiesa dei gesuiti, come testimonia una lapide commemorativa. Il suo busto ( scolpito da G. Zennaro) fu inserito nel cosiddetto Pantheon veneto: realizzato in occasione del IX Congresso degli scienziati italiani del 1847, già esposto nelle logge di Palazzo ducale fino al 1955, è ora ospitato nell’Istituto di scienze lettere e arti di Venezia (palazzo Loredan in campo Santo Stefano).