16 ottobre 1483

Nasce Gasparo Contarini.Primogenito di dodici figli, sette maschi e quattro femmine, di Alvise di Federico Contarini del ramo della Madonna dell'Orto e di Polissena di Tommaso Malipiero. I Contarini erano una delle più antiche, più potenti e più ricche famiglie appartenenti della Serenissima. Dopo una educazione primaria ricevuta in casa, dal 1501 al 1509 studiò a Padova presso l'Università degli Studi (greco, matematica, filosofia e teologia), contrariamente a quanto desiderato dal padre. Nel 1502 la morte del padre lo costrinse a rientrare a Venezia per sistemare gli affari della famiglia. Non più di un anno dopo perse anche la madre. Rientrato poco dopo a Padova, il Contarini vi trascorse all'incirca otto anni, dividendo il suo tempo tra un'intensa attività di studio e di frequentazione di amicizie selezionale. Si ricorda di quel periodo il dibattito tenuto con il suo professore Pietro Pomponazzi sull'immortalità dell'anima. L'assedio di Padova nel giugno del 1509 interruppe bruscamente la vita studentesca del Contarini senza che egli avesse potuto o voluto conseguire il dottorato in artibus. La sua partecipazione all'attività politica, nonostante l'importanza del casato, fu tardiva. Questo prolungato differimento dell'ingresso al servizio della Serenissima gli permise di dedicarsi allo studio e alla stesura delle prime opere, e di coltivare quella civil conversation che fu, fin dagli anni padovani, un'esigenza profondamente vissuta dal Contarini, sempre alla ricerca di una conciliazione tra il modello aristotelico di philia e il precetto evangelico dell'amore per il prossimo. Dopo piccoli incarichi in patria, il 24 settembre 1520 fu eletto ambasciatore presso Carlo V, ma non si mise in viaggio prima del 16 marzo dell'anno seguente, trattenuto anche dal matrimonio della sorella Paola con Matteo Dandolo. Giunse a Worms, dove fu ricevuto in aprile da Carlo V, impegnato insieme ai principi elettori nella ricerca di soluzioni al problema della riforma protestante. Il Contarini, pur avendone espresso il desiderio, non incontrò mai Lutero. Con lo scoppio del conflitto fra Carlo V e Francesco I, alleato di Venezia, il Contarini dovette sopportare ingenti spese, fatiche e disagi per seguire gli spostamenti della corte imperiale. Dalla Germania passò nelle Fiandre e, attraverso l'Inghilterra, raggiunse la Spagna, con il senso di isolamento dalla patria, dalla quale spesso per lunghi mesi rimaneva senza istruzioni. Il 15 novembre 1525 rientrò a Venezia, dopo essersi accomiatato da Carlo V a Toledo l'8 agosto. Il 30 settembre 1527 fu eletto tra i Sessanta della zonta e il 25 ottobre fu designato oratore presso il duca di Ferrara per farlo aderire alla lega di Cognac contro Carlo V. Il 1° settembre 1530 entrò nel Consiglio dei Dieci, l'organo più delicato della costituzione della Repubblica, di cui fu ripetutamente uno dei "cai" e di cui tornerà a fare parte il 1° luglio 1533. In queste funzioni il Contarini assunse, quanto ai problemi connessi con la giurisdizione ecclesiastica, una linea di moderazione e prudenza tesa a non inasprire i difficili rapporti tra la Serenissima e la Santa Sede. Dopo essere stato ambasciatore di Venezia presso la Santa Sede, fu creato cardinale nel concistoro del 21 maggio 1535 e il 31 maggio ricevette la berretta rossa e la diaconia di santa Maria in Aquiro. Ricevette in rapida successione gli ordini minori e due anni dopo ricevette l'ordinazione presbiterale. Come cardinale fu il più deciso tra i fautori di una riforma interna della Chiesa. Fu nominato dal pontefice presidente della commissione convocata nel 1536 per preparare il concilio e studiare le basi della riforma della Curia, e stese la relazione Consilium de emendanda Ecclesia. Il 23 ottobre 1536 Paolo III lo ha nominato vescovo di Cividale di Belluno, ma solo il 24 maggio 1537, dopo numerosi interventi del nunzio Verallo, caddero gli ostacoli frapposti dalla Signoria. Contarini mostrò grande sollecitudine per la sua Chiesa, affidandone il governo a vicari generali capaci, quali Giovanni Antonio de Egregiis, Paolo Vasio e Girolamo Negri. Egli stesso vi si recò al ritorno dal convegno di Nizza e vi fece l'ingresso solenne il 29 luglio 1538. I molteplici impegni di riformatore e di uomo di Curia certamente rallentarono la sua produzione letteraria, mentre la prospettata apertura del concilio con i dibattiti che vi si sarebbero svolti in materia di fede e la sempre più estesa e capillare penetrazione delle idee riformate nella penisola, lo indussero a concentrarsi prevalentemente su tematiche teologiche. Fu nominato legato a latere ai colloqui di Ratisbona il 10 gennaio 1541. Partì da Roma ancora in quel mese, accompagnato da Girolamo Negri, Ludovico Beccadelli, Trifone Benci, Vincenzo Parpaglia, Adarno Fumano e Filippo Gheri. Il suo sforzo di conciliazione a Ratisbona, con la sua formula ambigua sulla giustificazione, fu sconfessato dalla curia e da Lutero. Il 27 gennaio 1542 fu designato legato di Bologna. L'ufficio era prestigioso e avrebbe comportato un notevole incremento delle sue entrate, ma tale nomina fu interpretata da molti come un allontanamento dalla Curia, dove stavano acquistando spazio gruppi a lui ostili. Morì a Bologna il 24 agosto 1542 e venne sepolto nella chiesa benedettina di san Procolo, da dove nel 1563 il corpo fu traslato nella cappella di famiglia nella chiesa della Madonna dell'Orto, a Venezia.

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