27 novembre 1774

In origine a Venezia il gioco d’azzardo era severamente vietato, con una sola eccezione. Tradizione vuole che due colonne di granito portate dalla Sicilia dal doge Domenego Michiel nel 1127, furono abbandonate appena sbarcate perché troppo grandi per abbellire la basilica di San Marco. Nel 1176, l’architetto Nicolò Barattiere si offrì di erigerle sul luogo del loro sbarco, l’attuale Piazzetta; l’operazione riuscì con successo e Barattiere, come compenso, chiese il privilegio per sé e di suoi eredi, di tener banco (un banco da gioco). Così, in tre secoli e mezzo di concessione anni i Barattiere accumularono una ricchezza prodigiosa e solo nel 1529 il doge Andrea Gritti tentò di limitare la portata del danno sociale, cercando di rendere le due colonne il luogo meno benaugurante possibile, e cominciando a far eseguire proprio fra esse le condanne a morte. Ma il vizio del gioco si era ormai radicato e Venezia non poteva più farne a meno… La Venezia barocca e settecentesca, quella di Giacomo Casanova e di Carlo Goldoni, nell’immaginario collettivo è città gaudente e spensierata, nella quale feste da ballo magnifiche, banchetti e vizi d’ogni genere sono la normalità sia per i cittadini che per i tanti stranieri che giungono in Laguna, attratti dal Si giocava e si rischiava di dissestare in brevissimo tempo cospicui patrimoni, anche migliaia di ducati ogni sera. E il più rinomato tra i luoghi deputati al gioco era il Ridotto, citato da Goldoni nelle sue Memorie ma, nonostante la ben nota pericolosità del gioco, la malafede dei bari e i trucchi delle bische, si giocava anche nei caffè, negli alberghi, nei casini di campagna, nelle ville e nei salotti e le dame giocavano – e perdevano – Un’annotazione degli Inquisitori di Stato del 16 marzo 1747 riportava che “nel casino in salizzada a San Moisé si tripudia di disordini, vi va ogni sorta di persone, huomini e donne, in fino sacerdoti […] si fa bottega di caffè e si gioca ogni sorta di carte; di notte vi va ogni sorta di vagabondi, e infino meretricie delle case pubbliche”. Così, il 27 novembre 1774 le autorità decisero di abolire il gioco d'azzardo a Venezia (pur non estirpando certo da Venezia il vizio del gioco) .