6 novembre 1796

Seconda battaglia di Bassano, verso sera si temette il peggio per Bassano e si stava già per tagliare il ponte, quando le truppe francesi arrestarono il loro impeto, dopo l’ennesimo invio di 3.000 soldati austriaci. Il cannone e gli archibugi smisero di sparare alle ore 3.00 del mattino e alle 7.00 le truppe francesi si ritirarono verso Vicenza, inseguite dal solo generale Hoenzollern. Sull’esito della battaglia e soprattutto sul numero delle perdite umane si è scritto di tutto, lo stesso Tattara precisa che “al fragor dell’artiglieria si avrebbe detto che a Fontaniva ed alle Nove e Marchesane 10.000 per parte fossero li morti, e non furono che 300 Francesi e 200 circa Austriaci a Fontaniva morti, e 300 circa Austriaci e 200 Francesi tra le Nove, Marostica e le Marchesane, duemila saranno stati li feriti austriaci e 600 circa prigionieri, e li prigionieri Francesi 2800.” I soldati austriaci, che tenevano il campo, seppellirono i loro morti, diversamente dai francesi feriti che furono trasferiti “sopra scale”, mentre i morti furono “spogliati e gettati ne fossi”, per non parlare di quelli che erano annegati o uccisi dall’artiglieria nel tentativo di guadare il fiume, che la corrente aveva trasportato attraverso il territorio sangiorgese. Nei giorni successivi era tutto un brulicare di soldati francesi e austriaci anche in territorio sangiorgese, tanto da indurre il parroco di Lobia, d. Domenico Cacciavillani a scrivere che “a causa delle armate non si poté attraversare la Brenta”, era il 9 novembre e il passo o guado di Lobia con la zattera era impraticabile per motivi di sicurezza. Nella battaglia era rimasto ferito anche il comandante Liptai, finito sotto il suo cavallo colpito in pieno dai moschetti francesi, e per questo motivo, mentre il grosso della truppa austriaca partiva all’inseguimento del nemico, l’ufficiale rimase per qualche tempo a Cittadella rafforzando il controllo austriaco di tutta la zona. Nel frattempo il fronte austriaco, dopo le iniziali vittorie campali lungo l’Adige, dovette cedere alla superiorità strategica del Bonaparte e ritornare sui propri passi.