9 novembre 1295.

Dopo diciassette anni di missioni e cariche governative, responsabilità e onorificenze: il giovane Polo si spinse in missioni ufficiali nello Yunnan, in Tibet, in Birmania, in India, e questo rese unica e irripetibile la sua esperienza, che non fu più quella di un semplice viaggiatore, e che a pieno titolo merita di essere ricordata ancora oggi. Marco Polo e i suoi parenti fecero ritorno a Venezia solo 24 anni dopo essere partiti, il 9 novembre 1295. Tre anni più tardi il veneziano fu fatto prigioniero dai genovesi nella battaglia delle Curzolari (mentre altre fonti indicano Laiazzo, in Cilicia). Ne nacque una lunga prigionia durante la quale Polo dettò le sue memorie ad un compagno di detenzione, Rustichello da Pisa. Scritto in francese antico, queste cronache ebbero il nome di “Divisiment dou monde”; il successivo nome di “Milione” potrebbe essere stato mutuato successivamente dal nomignolo "Emilione" affibbiato a qualche componente del suo ramo familiare. Alcune delle informazioni contenute nell'opera furono utilizzate da fra Mauro nella realizzazione del suo celebre mappamondo quattrocentesco; a Siviglia si conserva una copia che riporterebbe delle note scritte da Cristoforo Colombo di suo pugno. Nel 1300 Marco Polo sposò la patrizia veneziana Donata Badoer dalla quale ebbe le figlie Fantina, Belella e Moreta. Il 9 gennaio del 1323 more veneto (cioè nel 1324), a quasi settant'anni d'età, dettò le sue volontà – raccolte dal notaio Giovanni Giustiniani – trascritte in una pergamena conservata alla Biblioteca Nazionale Marciana: sentendosi “ogni giorno indebolire per malattia del corpo, ma per grazia di Dio sano di mente” Marco Polo nominava sue eredi le figlie e disponeva una pensione annua di otto ducati alla moglie, alla quale – oltre alla restituzione della dote – affidava il guardaroba e il mobilio della casa. L'atto menziona uno schiavo tartaro, Pietro, che il veneziano affrancò con l'elargizione di cento lire di denari piccoli. Marco Polo morì nella sua casa veneziana nel giugno dello stesso anno; “Non ho raccontato neppure la metà di ciò che ho visto, perché sapevo che nessuno ci avrebbe creduto", avrebbe detto sul letto di morte. Fu tumulato nella piccola chiesa di San Sebastiano (accanto a San Lorenzo, dove successivamente le spoglie furono traslate). I suoi resti sono andati dispersi.