28 giugno 1406

Dopo anni di conflitti Venezia e Genova cercano un accordo e i negoziati si trascinano. Venezia in effetti sospetta che il re di Francia voglia, con l'occasione, intervenire negli affari italiani. Il conflitto con Francesco da Carrara signore di Padova, le sequele dell'espansione fiorentina verso il Tirreno (annessione di Pisa), le incursioni del pirata Niccolò da Moneglia nell'Adriatico a danno delle navi veneziane, l'orgoglio ferito di Boucicaut che non accetta di essere ritenuto responsabile della tensione veneto-genovese, tutto ciò complica le discussioni. Un primo accordo viene raggiunto a Venezia il 22 marzo 1404: Genova si impegna a rimborsare le perdite subite dai Veneziani a Famagosta e a Beirut, Venezia a restituire le navi genovesi catturate a Modone e a liberare i prigionieri. Boucicaut non accetta queste condizioni, ma la popolazione di Genova non è favorevole alla ripresa delle ostilità contro Venezia. Finalmente la pace di Genova del 28 giugno 1406 elabora un compromesso che prevede il risarcimento reciproco dei mercanti: cinque arbitri, presto sostituiti da Amedeo VIII di Savoia, saranno nominati per la stima delle somme da versare. L'intransigenza di Boucicaut nei confronti di Venezia finisce solamente con l'espulsione del governatore reale e la fine della dominazione francese a Genova (settembre 1409)


28 giugno 1797

I Francesi, che occupano Pieve di Cadore, decretano di solennizzare la festa di San Pietro con un grandioso ballo all'aperto in suffragio dei compagni morti in guerra. I paesi vicini dovranno parteciparvi con un contributo di 18 o 20 donne ciascuno, possibilmente figlie e mogli di municipalisti. Se non interverranno, multa di 100 lire e due mesi di carcere. Ma proprio il giorno di San Pietro i Francesi sono costretti ad abbandonare Pieve di Cadore per marciare verso Belluno. Il ballo non si fa, e le anime dei commilitoni defunti restano senza il curioso suffragio.