18 giugno 1445

Trattato fra Venezia e il Patriarcato di Aquileia. Il patriarca Ludovico di Teck, con un esercito mercenario di ungheresi accerchiò le milizie venete da sud, riuscendo ad espugnare Rosazzo e Manzano, mentre da nord proseguì lungo la valle del Fella fino a Chiusaforte e Moggio, ma il suo tentativo di respingere l'avanzata veneta fallì. Nel 1431 tentò un nuovo attacco con cinquemila mercenari ungheresi, raggiunse Manzano e si spinse fino alle porte di Udine. La cavalleria veneziana, guidata dal conte di Carmagnola, frenò l'attacco. Il conflitto terminò quando venne stipulata la pace tra Venezia e l'imperatore Sigismondo, che in Friuli appoggiava diverse fazioni nella lotta per il patriarcato. Viene firmato un Trattato fra Venezia e il Patriarcato di Aquileia. La Repubblica riconosce Ludovico di Teck quale legittimo Patriarca di Aquileia e la sua supremazia sulle cose spirituali; gli concede la città di Aquileia, i paesi di San Vito e San Daniele nel Friuli e una rendita di 5.000 ducati l'anno. In cambio il Patriarca si impegna a impedire il contrab­bando, ai ribelli e banditi di rifugiarsi nella zona, a comperare il sale solo a Venezia e, dulcis in fundo, a non impicciarsi di cose temporali.



18 giugno 1938

A Nervesa della Battaglia (TV), sui luoghi delle battaglie della grande guerra, la visita ad uno dei più importanti Sacrari Militari. Il grande ossario raccoglie le spoglie dei soldati italiani e austro-ungarici caduti nelle battaglie lungo il fiume Piave. Il Sacrario sorge all'estremità est del Montello, sul Colesel dele Zorle a 200 metri di quota, e domina un lungo tratto del fiume Piave, dove vennero combattute la Battaglia del Solstizio e la Battaglia della Vittoria, che portò alla conclusione del conflitto. Raccoglie le spoglie di quasi 10.000 soldati, in precedenza sepolti in un centinaio di cimiteri sparsi lungo il fronte del Piave.Progettato dall'architetto romano Felice Nori, venne ultimato nel 1935. Inaugurato il 18 giugno 1938 in occasione del ventennale della Battaglia del Solstizio. La cupola piramidale di vetro e acciaio che copre il vuoto interno venne completata negli anni ottanta. La torre è cava al centro, un vuoto a cilindro con logge e scale che salgono ai piani superiori. Offre scorci architettonici molto suggestivi, con giochi di chiaroscuro, linee purissime, marmi, accurate lavorazioni in grossi blocchi di pietra. Si accede ad una piccola capella votiva e ad un piccolo museo con raccolte di reperti e notizie sulle battaglie del Montello. In alto quattro loggette pensili sull'esterno permettono una bella e significativa vista panoramica su buona parte del percorso del Piave, dal Grappa fin quasi alla foce. Pezzi d'artiglieria dell'epoca coronano il vasto piazzale. Presso la Casa del custode, una sala è riservata alla proiezione di documentari storici. La grande torre leggermente rastremata verso l'alto e dalle forme razionaliste, secondo i dettami architettonci dell'epoca, celebra, non senza retorica, quella che fu la grande tragedia della guerra, che proprio tra Piave, Montello e Grappa vide gli episodi finali più cruenti. Probabilmente inutili visto che si sarebbe potuto giungere ad una pace onorevole già quasi un anno prima, quando l'offensiva Imperiale di Caporetto si arenò tra il Piave ed il Grappa.

Tratto da Magicoveneto