Esisteva già una Via della seta, o meglio una Via delle perle, fra Venezia e l'Alaska, prima della scoperta dell'America da parte di Cristoforo Colombo? Lo fa supporre la tesi di due archeologi che raccontano l'affascinante storia del ritrovamento di alcune perle di vetro veneziane risalenti al Quattrocento nella terra degli antichi esquimesi, la popolazione degli inupiaq, nell'Estremo nord dell'America. Antiche perle di vetro blu, realizzate in una fornace di Venezia, datate intorno al 1443-1488, grazie al carbonio 14, sono state ritrovate in tre siti abitati dagli antichi eschimesi, da un gruppo di archeologi dell'ufficio incaricato della gestione del territorio, a Fairbanks, in Alaska. Risalgono a un'epoca precedente la scoperta dell'America (1492) da parte di Cristoforo Colombo (1451-1506). A quel tempo la popolazione degli inupiaq viveva isolata. Dal 1818 ha cominciato ad avere rapporti con i cacciatori russi. Dunque, come hanno fatto le piccole perle ad arrivare fino in Alaska da Venezia? Per via terra, passando dalla Siberia e dallo Stretto di Bering, è la sorprendente tesi degli archeologi, Michael Kunz e Robin Mills, pubblicata sulla rivista American Antiquity. Le perle di vetro veneziane, ora patrimonio dell'Unesco, nell'antichità venivano utilizzate anche come moneta di scambio, oltre che a scopo decorativo di arredi e abiti. Quelle antiche appena ritrovate offrono agli archeologi preziose informazioni sulle antiche rotte commerciali prima che il genovese Colombo aprisse quella verso il Nuovo Mondo. Le perle veneziane sarebbero arrivate passando dallo stretto di Bering che divide l'America dalla Russia e sarebbero servite per pagare alcune merci vendute dagli antichi eschimesi, come il grasso di balena e pelli delle renne.