I polittici veneziani in terra di Puglia. Rimosse le vernici ossidate, le stuccature incongrue e il colore passato sopra l’originale, i due polittici veneziani tornano al loro splendore originario. Dopo il restauro che ne ha recuperato i tratti e i toni, le opere di Lorenzo Veneziano e dei muranesi Antonio e Bartolomeo Vivarini vengono restituite al pubblico, che può goderne al Museo Castromediano di Lecce. Lorenzo Veneziano e aiuti [polittico di San Giovanni Evangelista] Si arricchisce così il suo racconto della storia del territorio, quella riferita alle vie commerciali connesse alla rotta veneto-adriatica: “Nel bene e nel male è da questa via, dalla via Adriatica,
 che uomini, beni, idee, culture, idiomi, sono giunti sulle rive
 del Salento”, afferma Luigi De Luca, direttore del museo, “ne sono testimonianza vivente l’archeologia e il patrimonio storico artistico racchiuso nel Castromediano come in tanti piccoli e grandi musei e chiese del Salento e della Puglia. I Polittici del Vivarini e del Veneziano rappresentano due delle testimonianze più alte ed eloquenti”. Maria Piccarreta, soprintendente archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Brindisi, Lecce e Taranto, spiega: “Le due opere costituiscono la materializzazione della narrazione dello stretto legame che la Puglia e in particolare il Salento ebbe nel corso del XV secolo con l’area veneta; infatti, l’intera regione svolse il ruolo di vero e proprio snodo per i rapporti con l’Oriente, tanto da trasformare il corridoio marittimo in uno snodo di scambio culturale di notevole particolarità”. Antonio e Bartolomeo Vivarini con aiuti [polittico di Galatina] “Il polittico di San Giovanni Evangelista” del Veneziano, datato 1370, proveniente dal monastero delle Benedettine di Lecce e quello di Vivarini, “Madonna in trono con il Bambino, la Trinità e i santi” (polittico di Galatina) databile al terzo quanto del XV secolo, proveniente invece dalla chiesa di Santa Caterina di Galatina, oggi fanno parte della collezione permanente del Museo Castromediano che li acquistò nel 1872, quando, dopo l’Unità d’Italia, in seguito alla soppressione degli ordini monastici, il patrimonio artistico rischiava di andare perduto. Fu Francesco Casotti, membro della Commissione conservatrice per i monumenti storici e di belle arti di Terra d’Otranto, a trovarli in stato di abbandono e a proporre l’acquisto al Museo Provinciale di Lecce. Ora si possono osservare da vicino, comprenderne la storia e le fasi del restauro, grazie ai dispositivi didattici con immagini che ne documentano le fasi significative. Continua così a sgretolarsi quell’aura di sacralità attorno all’arte che marcava una distanza tra gli studiosi e il pubblico. Oggi i luoghi dell’arte sono sempre più aperti e inclusivi, persino il restauro è occasione per conoscere il patrimonio e apprezzarne il valore, come accaduto anche per i polittici veneziani.