La Signoria milanese dei Visconti era scesa in guerra contro la Serenissima Repubblica di Venezia, che aveva diversi possedimenti ed alleati nella pianura Lombarda e sulle sponde del Garda. In quella data l’esercito visconteo comandato dal Capitano di Ventura Niccolò Piccinino cinse d’assedio la città di Brescia, importante alleato di Venezia. Il capitano di ventura Gattamelata (al secolo Erasmo da Narni), che combatteva al soldo degli assediati bresciani, riuscì a fuggire dalla città insieme a una armata composta da circa 2000 fanti e 600 cavalieri, iniziando un rocambolesco viaggio per sfuggire ai Visconti. Si diresse verso nord, in Val Sabbia, poi nelle Giudicarie e da lì nell’Alto Garda. Qui Gattamelata prima sconfisse le truppe dei Conti d’Arco che sbarravano il passo, poi imboccò la strada che da Nago porta alla piana dell’Adige e da qui verso la laguna veneta. Arrivato a Venezia e informato il governo della città sulla situazione, iniziarono subito i preparativi per inviare aiuti agli alleati, trovandosi però di fronte un grande problema: ogni via di terra era sbarrata dalle truppe milanesi. Il Maggior Consiglio veneziano, per cercare di aggirare l’ostacolo, approvò una proposta avanzata dall’ingegnere Biaso de Arboribus e del marinaio greco Nicolò Sorbolo, ardita e mai tentata prima: trasportare aiuti via nave…sulla terraferma! Fu incaricato dell’impresa proprio il Gattamelata, nel frattempo nominato capitano generale, che nel gennaio del 1439 salpò da Venezia con 25 “barche grosse” (mercantili armati) e alcune galee e fregate (navi da guerra). La flotta risalì l’Adige dalla sua foce vicino a Chioggia superando enormi difficoltà, demolendo ponti, affrontando secche ed ostacoli fino ad arrivare prima a Verona e poi a Mori. Grazie a complessi (e in parte misteriosi) macchinari ed infrastrutture le imbarcazioni, con tutto il loro carico di armi ed aiuti, superarono anche i grandi dislivelli del Passo San Giovanni e della Valletta di Santa Lucia, scivolando finalmente nelle acque gardesane vicino a Torbole. Appena arrivate, le navi iniziarono subito a portare rifornimenti all’alleato attraverso il porticciolo del Ponale (sulla sponda ovest del Garda). Queste manovre però furono presto individuate dalle armate del Piccinino, che in una grande battaglia navale a Maderno distrusse la flotta veneziana. Fine? Non proprio, perché dopo appena un anno, nel 1440, la Serenissima ci riprovò, passando per la stessa e ormai “rodata” strada, riuscendo stavolta ad avere la meglio sulla flotta e le armate viscontee, assediando ed occupando Riva del Garda e il porto del Ponale e liberando alla fine Brescia, riaffermando così definitivamente il proprio controllo sul Lago di Garda e le sue sponde.