Tutto era cominciato nella veneziana Candia nel 1438 e finirà a Portogruaro quando il destino vorrà: dopo diciannove generazioni la storia del cantiere più antico del mondo sta per finire. L'ultimo erede, Giacomo Camuffo, ha 86 anni, suo fratello Marco è scomparso. Non ci sono eredi, qualora nessuno rilevi l'attività, si rischia di mettere fine alla costruzione degli yacht, rigorosamente di legno, così belli, così perfetti, e dalle prestazioni tanto elevate, da esser stati definiti gli Stradivari del mare. Aveva cominciato El Ham Muftì, detto Camuffi, che impostava le barche nella grande isola mediterranea di Creta e da oltre due secoli (nonché per altri due ancora) possedimento dei veneziani che le chiamavano Candia. Il nome di suo figlio, Petrus Cristianus quandam Camuffi, indica che si era convertito al cristianesimo e dopo la caduta di Costantinopoli in mano turca (1453) aveva ritenuto più prudente allontanarsi dall'Egeo. Nel 1470 troviamo Nicolò Camuffo a Chioggia. Generazione dopo generazione, i Camuffo allargano la loro attività e legano il nome della famiglia a tutti gli eventi navali che vedono protagonista Venezia. Costruiscono barche a vela e a remi, si imbarcano come arsenalotti nel naviglio da guerra, si espandono a Padova e a Portogruaro. La cittadina sul fiume Lèmene, attuale sede del cantiere Camuffo, nell'Ottocento diventa baricentrica tra l'ormai ex Serenissima e l'austriaca Trieste, porto in cui Vienna investe grandi quantità di risorse. Francesco Luigi, tagliato fuori dall'eredità del cantiere chioggiotto, vi si trasferisce nel 1840. È l'epoca in cui la famiglia Camuffo possiede otto cantieri e un centinaio di case (Chioggia chiuderà nel 1974, qualche tempo prima anche Padova aveva cessato l'attività). Un punto di svolta è il 1912 quando Luigi, padre dell'attuale titolare, durante il servizio militare lavora sui Mas, le veloci imbarcazioni siluranti della Marina italiana. Capisce le potenzialità della propulsione meccanica e, tornato alla vita civile, si dedicherà alle barche a motore. La sua sfida era costruire barche piccole con motori grandi in grado di sviluppare il massimo della velocità possibile. Quelle conoscenze acquisite sui Mas stanno alla base degli yacht odierni dei Camuffo. Marco Camuffo che nella sua vita ha costruito oltre cinquecento barche non ha mai tradito il legno. Alla fine degli anni Cinquanta è passato dal fasciame al compensato. oggi la fiancata di diciotto metri degli yacht Camuffo è ricavata da un unico pezzo di superlamellare corazzato marino. Il ponte è fatto con tek alto 14 millimetri, «gli scafi in ferro hanno una vita massima di vent'anni, poi arrugginiscono, le nostre barche dopo vent'anni cominciano a vivere, basta riverniciarle e tornano nuove», precisa Giacomo Camuffo. Nessuna barca a motore del mondo è in grado di raggiungere l'autonomia e le prestazioni di una Camuffo: i consumi sono ridotti di oltre la metà, si può andare da Venezia a Santa Maria di Leuca senza bisogno di far rifornimento e in sala macchine dove peraltro si sta in piedi la temperatura si alza di un solo grado rispetto all'esterno. Gli interni sono lussuosissimi: in mogano, e completamente smontabili, in modo da poter raggiungere qualsiasi parte dello scafo.